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Si dice spesso, e probabilmente sarà sempre più così, che gli investimenti nelle tecnologie sono e saranno fondamentali per il futuro dell’agricoltura. E questo perché servono interventi mirati e specifici per combattere le sfide del cambiamento climatico e della sostenibilità in primis, ma ovviamente non solo. Eppure scienza e mercato non sembrano andare alla stessa velocità anche se a lungo raggio le prospettive restano positive. Nonostante il rallentamento del mercato e le difficoltà di finanziamento, alcune start-up specializzate in tecnologie agricole mantengono un valore elevato; i progressi della tecnologia applicata in ambito agricolo (agritech) stanno infatti alimentando un’ondata di innovazione. Lo studio a cura di McKinsey & Company “Seizing opportunities amid the agritech capital drought”, analizza le attuali sfide del settore dell’agritech, alla luce del suo potenziale in termini innovativi e della carenza di investimenti che sta vivendo. Mentre il settore delle tecnologie per l’agricoltura si adatta a nuovi scenari di fundraising – e a un contesto macroeconomico molto diverso da quello degli anni passati – iniziano a emergere opportunità di investimento. Una buona notizia considerato che, negli ultimi anni, il settore agritech ha dovuto affrontare una grave carenza di capitali. I finanziamenti di Venture Capital (Vc) sono diminuiti del 60% da fine 2021, a causa di una più ampia incertezza del mercato e di una minore propensione al rischio da parte degli investitori. Secondo le stime di McKinsey, 6 miliardi di dollari investiti in 30 importanti start-up del settore agritech sono andati persi nel 2023. Sono state analizzate 349 start-up ben finanziate ed è stato rilevato che almeno il 30% di esse, che stanno raccogliendo tra i 10 e i 15 miliardi di dollari di capitale complessivo, sono in ritardo rispetto agli obiettivi di raccolta fondi e probabilmente avranno bisogno di maggiore capitale. Nonostante questi venti contrari, le prospettive a lungo termine del settore rimangono promettenti anche perché tutti i fattori che hanno reso interessanti gli investimenti nell’agritech in passato rimangono attuali con la sicurezza alimentare e le preoccupazioni per la sostenibilità che sono al centro dell’attenzione, e i progressi della tecnologia, in particolare quella digitale e biotecnologica, stanno aiutando le aziende agritech a diventare più redditizie, produttive, efficienti e rispettose dell’ambiente.
Nel 2022 McKinsey ha esaminato come il forte calo dei finanziamenti abbia colpito le start-up dell’agritech dopo la rapida crescita registrata tra il 2012 e il 2020. Le difficoltà si sono protratte fino al 2023, con il settore che ha registrato un calo del 30% dei finanziamenti Vc su base annua. Il rallentamento si è verificato a fronte di un più ampio calo degli investimenti complessivi in capitale di rischio, scesi del 50% nello stesso periodo. Ciò è stato dovuto a molteplici motivazioni: le pressioni inflazionistiche hanno provocato un aumento dei costi delle risorse essenziali come l’energia, la manodopera e le materie prime, creando un’incertezza prolungata sulla redditività a lungo termine e sul potenziale di scalabilità di queste start-up, rallentando così la spinta innovatrice.
In questo contesto, gli investitori istituzionali sono diventati sempre più cauti nell’espandere la loro esposizione di Private Equity (Pe) e Vc nelle start-up agritech. L’aumento dei tassi di interesse ha inoltre reso più costoso per loro fornire finanziamenti alle start-up, aumentando al contempo il tasso di rendimento risk-free. L’impatto della carenza di capitali è stato significativo. Secondo le stime di McKinsey, a giugno 2023 erano a rischio, 6 miliardi di dollari investiti in 30 importanti start-up agritech. Tutti e cinque i sottosettori agritech analizzati (alimenti di nuova generazione e proteine alternative, agricoltura in ambiente controllato, agricoltura digitale e di precisione, materiali bio-sostenibili e fattori di produzione sostenibili) hanno dovuto affrontare diverse sfide, nel caso di aziende agritech sia in fase di pre-quotazione (pre-Ipo) che in quelle pubbliche.
Per comprendere in che misura altre aziende agritech possano trovarsi di fronte a un rischio di finanziamento, McKinsey ha esaminato la distanza di tempo trascorsa dagli ultimi round di finanziamento di 349 start-up agritech pre-Ipo e il confronto con la durata media dei round di finanziamento nell’ultimo decennio. Sulla base di questa ricerca, si stima che il 30% di queste start-up sia alla ricerca del prossimo round di finanziamento e che probabilmente avrà bisogno di capitale per restare operativa. Il capitale complessivo raccolto è stimato tra i 10 e i 15 miliardi di dollari, e senza ulteriori investimenti questo capitale potrebbe andare perso.


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