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NewTuscia – ROMA – Intesa Sanpaolo ha presentato ieri alle imprese di Lazio e Abruzzo, presso la propria sede di via del Corso a Roma, le opportunità di sviluppo internazionale offerte dal Gruppo grazie alle sinergie tra la Divisione International Subsidiary Banks (ISBD) e la Divisione Banca dei Territori, che hanno portato alla realizzazione di un programma dedicato al potenziamento del business cross-border delle mid-corporate che operano nei 12 Paesi serviti dalle banche commerciali del Gruppo in Centro e Sud-Est Europa e Nord Africa.

Ambizione del programma, già attuato con successo lo scorso anno nei mercati di Slovacchia (attraverso VUB Banka), Romania (Intesa Sanpaolo Bank) e Ungheria (CIB Bank), è rafforzare il posizionamento di Intesa Sanpaolo come banca di riferimento e partner a lungo termine per le imprese, valorizzando le sinergie infragruppo a favore delle PMI. Con il 2024 il programma si estende ad Albania, Croazia, Serbia e Slovenia per proseguire, in seguito, ad altri mercati nei quali sono presenti complessivamente oltre 2.000 gruppi industriali italiani con proprie sussidiarie nei Paesi del perimetro della rete estera ISBD.

Durante l’incontro sono state illustrate alle imprese clienti della Direzione Regionale Lazio e Abruzzo le linee di finanziamento e l’offerta di prodotti e servizi dedicati all’internazionalizzazione, andando a coinvolgere Intesa Sanpaolo Bank in Albania, Privredna Banka Zagreb in Croazia, Banca Intesa Beograd in Serbia, Intesa Sanpaolo Bank in Slovenia, insieme alle Direzioni Regionali della Banca dei Territori e alla Direzione Agribusiness.

“La propensione all’export e la diversificazione dei mercati di sbocco e di approvvigionamento nell’attuale scenario geopolitico è elemento essenziale per la crescita delle imprese laziali e abruzzesi. L’internazionalizzazione è uno dei pilastri del programma “Il tuo futuro la nostra impresa” con cui il Gruppo vuole accompagnare le progettualità delle pmi italiane mettendo a disposizione 120 miliardi fino al 2026. Inoltre grazie al network internazionale del nostro Gruppo offriamo un supporto ancora più specialistico in virtù della sinergia di strutture e competenze – sottolinea Roberto Gabrielli, Direttore Regionale Lazio e Abruzzo Intesa Sanpaolo -. La rete di relazioni internazionali di Intesa Sanpaolo assicura alle aziende un’opportunità di sviluppo del proprio business attraverso strumenti efficaci e con un affiancamento costante sia in Italia che nei Paesi d’interesse”.

Secondo la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, nel 2023 l’interscambio commerciale tra il Lazio e Albania, Croazia, Serbia e Slovenia si è assestato a circa 602 milioni di euro. Le esportazioni sono state circa 268 milioni, mentre le importazioni hanno sfiorato i 334 milioni di euro, per un saldo commerciale negativo di circa 66 milioni di euro. Per l’Abruzzo l’interscambio commerciale nel 2023 è stato di quasi 313 milioni di euro, di cui 145 di import e circa 168 di export, per un avanzo complessivo di quasi 23 milioni.

Il Lazio si colloca al nono posto in Italia per import da Albania, Croazia, Serbia e Slovenia, con una quota sul totale nazionale del 2,8%. Più del 43%, pari a 144 milioni, provengono dalla Slovenia, circa 70 dalla Serbia, 69 dalla Croazia e i restanti 51 milioni dall’Albania. Le importazioni riguardano prevalentemente il settore della farmaceutica (25,7% sul totale, proveniente prevalentemente dalla Slovenia), seguito da mobili (10,4%, quasi interamente dalla Serbia), abbigliamento (10,2%, da Croazia e Albania) e agro-alimentare e bevande (7,9% equidistribuito sui quattro Paesi). Per l’Abruzzo, oltre 58 milioni provengono dall’Albania, circa 51 milioni dalla Croazia, 26 dalla Slovenia e quasi 10 dalla Serbia; il principale settore per import è l’abbigliamento (30,4% sul totale, più del 70% dall’Albania), seguito da chimica (17%, prevalentemente dalla Croazia) e agroalimentare e bevande (13,4%, oltre la metà dalla Croazia).

Il Lazio scende invece al tredicesimo posto in Italia per l’export verso questi mercati, con una quota sul totale nazionale dell’1,7%. L’export laziale verso questi quattro Paesi è così distribuito: circa 94 milioni verso Croazia, 72 verso Albania, 70 verso Slovenia e 32 verso Serbia. I principali settori di esportazione del Lazio verso questi paesi sono: chimica (23,9% del totale, per oltre il 60% verso Croazia), farmaceutica (12,5%, prevalentemente verso Croazia e Albania), ed automotive (8,4%, di cui oltre due terzi verso Slovenia).

Per l’Abruzzo, i flussi di export si articolano in 72 milioni verso la Slovenia, seguiti da 40 milioni verso Albania, 31 milioni verso Serbia e 24 verso Croazia. Il principale settore per export è l’automotive, con il 35% sul totale (in prevalenza verso Slovenia e in parte minore verso Serbia); seguono metallurgia (7,4% oltre la metà verso Slovenia) e agro-alimentare e bevande (7,3%, circa la metà verso Albania).

Tra il 2022 e il 2023 le esportazioni laziali a prezzi correnti verso Albania, Croazia, Serbia e Slovenia hanno registrato un calo del 13,5%; complessivamente le vendite sono diminuite di circa 26 milioni verso Slovenia (-27,2%), 15 milioni verso Croazia (-13,5%) e 6 milioni verso Serbia (16,5%), mentre hanno registrato un aumento i flussi verso Albania (+5,4 milioni; +8,1%). Il calo segue il rimbalzo del 51% registrato dall’export laziale verso questi tre Paesi nel 2022, ed è stato determinato soprattutto dai prodotti petroliferi raffinati (-96%), al netto dei quali l’export del Lazio verso i quattro Paesi avrebbe registrato una crescita dell’8,2%. In contrazione anche la farmaceutica (-19,7%), mentre crescono a due cifre i flussi di chimica (+21,5%), automotive (+32,2%) e agroalimentare e bevande (+33,4%).

Per l’Abruzzo, nel 2023 le esportazioni verso le quattro destinazioni hanno registrato una crescita del 16,8%, determinata soprattutto dalle vendite verso Serbia (+39,1%) e Slovenia (+30,2%); crescono anche i flussi verso Albania (+5,2%) mentre registrano un calo quelli verso Croazia (11,7%). A livello settoriale, hanno contribuito principalmente il settore automotive (+47,7%) , l’agroalimentare e bevande (+51,1%) e la farmaceutica (+79,1%), che hanno compensato il calo della metallurgia (-31,2%).

 

 

 

 

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