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TRIESTE – Case demolite e non ricostruite, imprese che scompaiono nel nulla e lavori da completare a spese proprie con un esborso da decine di migliaia di euro. Uno scenario che delinea un “importante aumento” delle problematiche relative al Superbonus 110 per cento, che “ricadono principalmente su piccoli condomini, pensionati, giovani e famiglie”, con “possibili ricadute sul tessuto economico”. Lo rileva l’Associazione proprietà edilizia di Trieste, che fa capo a Confedilizia. Come rivela l’avvocato Anna Fast Molinari, vicepresidente dell’Associazione proprietà edilizia di Trieste (che conta circa un migliaio di iscritti) e membro del consiglio nazionale di Confedilizia, le richieste di assistenza e aiuto giunte all’associazione e, in particolare, ai suoi legali, sono aumentate significativamente a partire dal 2022 e riguardano problemi sia di natura tecnica e temporale che di natura fiscale.

Problemi tecnici

Nel primo caso, i problemi più gravi riguardano “cantieri iniziati e non finiti – spiega l’avvocato -,in quanto è facile trovare immobili dove le demolizioni sono state fatte ma le opere non sono ultimate, con la prospettiva di dover pagare di tasca propria buona parte del completamento. I problemi di tempistica sono stati causati non solo da carenza in esecuzione ma anche dalle variazioni della normativa a partire dal 2022, dove è stato rimesso in discussione tutto il sistema di finanziamento tramite cessione del credito”.

Situazione aggravata dall’aumento dei prezzi in materia edilizia, prima a causa sia del bonus 90 per cento e poi del 110 per cento. I problemi sono anche di minor calibro, ad esempio relativi ai cappotti con infiltrazioni o formazioni di condensa all’interno delle case, oltre a criticità con infissi e serramenti, ma che comportano comunque spese non indifferenti. “Sempre in materia tecnica – continua Fast Molinari -, in alcuni casi i condomini hanno incaricato professionisti che hanno predisposto lo studio di fattibilità per giungere al risparmio energetico previsto per legge. Alcuni condomìni, però, hanno rinunciato poi a proseguire con i lavori e i costi per la progettazione, che sarebbero dovuti rientrare nella agevolazione fiscale, sono rimasti a loro carico”.

Problemi fiscali

L’avvocato affronta poi il problema di natura fiscale che, sostiene, “è appena all’inizio, infatti la guardia di finanza e l’agenzia delle entrate stanno facendo i doverosi controlli. Si va dalle problematiche più gravi, dove l’opportunità del 110% è stata utilizzata in maniera fraudolenta, a quello che probabilmente sarà più frequente, come il controllo sulle tempistiche e modalità delle lavorazioni, l’effettivo miglioramento a livello fabbricato di due classi energetiche, la trasmissione in maniera corretta di tutta la documentazione necessaria”.

“Di volta in volta – continua il legale -, a fronte delle eccezioni che ci saranno , bisognerà tra l’altro esaminare in primis cosa prevedono i contratti che hanno portato all’affidamento dei lavori (tramite general contractor o con rapporto diretto con le imprese). E’ probabile che ci saranno controlli sulle verbalizzazioni assembleari, al fine di verificarne la precisione e la conformità”.

Le misure del Governo

La questione Superbonus continua a essere oggetto di aggiustamenti da parte del Governo, visto il costo ingente della manovra per le casse dello stato. Secondo la Banca d’Italia, infatti, il Superbonus è costato circa l’8 per cento del Pil, a cui si aggiungeranno i costi derivanti dai crediti relativi al biennio 2024-25. Il Governo ha quindi emesso un decreto che prevede lo stop allo sconto in fattura e la cessione del credito e, come scrive Bankitalia nella memoria consegnata alla commissione Finanze del Senato, se le misure non dovessero mettere un freno all’accumularsi dei crediti, “l’unica via che rimarrebbe da percorrere sarebbe l’eliminazione del Superbonus prima della sua naturale scadenza alla fine del prossimo anno”.

“Quando il governo ha tentato di arginare il danno economico – spiega la vicepresidente dell’associazione -, le cose erano già in itinere e le normative sulla cessione del credito hanno spiazzato tutti, dalle imprese ai condomini. Alla fine, chi ha delle problematiche sono i piccoli condomini e, per assurdo, se non ci sono i presupposti per il credito d’imposta – conclude -, le famiglie possono ritrovarsi a spendere decine di migliaia di euro”.

 

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