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il fallimento di un’amministrazione che si arrende al degrado














La decisione del Comune di Roma di chiudere in modo tombale, con una colata di cemento, diversi sottopassi pedonali è l’ennesima dimostrazione di un’amministrazione miope e incapace di affrontare i veri problemi strutturali della Capitale. Presentata come una misura per migliorare la sicurezza urbana, è in realtà di un approccio meramente difensivo che, anziché risolvere le criticità, le maschera, lasciando Roma sempre più prigioniera di un degrado dilagante e di un’insicurezza crescente.

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Questi spazi, da sempre essenziali per la mobilità pedonale e l’interconnessione urbana, vengono sigillati con l’alibi di ridurre i rischi di criminalità e degrado. Invece di promuovere un intervento organico e lungimirante, investendo in una riqualificazione strutturale e in un rafforzamento della sorveglianza tecnologica e umana, il Comune sceglie la strategia più superficiale e immediata: chiudere. È una resa incondizionata alle difficoltà che scarica sui cittadini le inefficienze di un’amministrazione autoreferenziale, incapace di progettare soluzioni innovative e integrate.


Roma versa in uno stato di cronica difficoltà, caratterizzata da una progressiva e inesorabile perdita di funzionalità e decoro. Dalle strade dissestate che mettono a rischio l’incolumità di automobilisti e pedoni, agli autobus in perenne ritardo che rendono il trasporto pubblico un’odissea quotidiana, dalla gestione inefficace dei rifiuti che trasforma interi quartieri in discariche a cielo aperto, fino alle periferie dimenticate e abbandonate al loro destino: la Capitale d’Italia sembra aver smarrito qualsiasi capacità di riscatto e rigenerazione urbana.


La scelta di “tombare” i sottopassi rappresenta solo l’ultimo, desolante esempio di una politica emergenziale e miope, che affronta i problemi con soluzioni estemporanee e superficiali, invece di progettare interventi organici di lungo respiro che possano restituire dignità e funzionalità agli spazi pubblici.


Una città paralizzata dal declino strutturale


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La chiusura dei sottopassi non è solo un danno per i quartieri interessati, ma un monito preoccupante sulla deriva amministrativa della città. Questi spazi, già simbolo di abbandono e incuria, avrebbero potuto essere trasformati in luoghi sicuri, attrattivi e funzionali attraverso progetti di riqualificazione urbana intelligenti e partecipati. Numerose città europee hanno dimostrato come interventi mirati di rigenerazione possano restituire nuova vita a spazi degradati, rendendoli non solo sicuri, ma anche elementi di valorizzazione territoriale.


A Roma, invece, prevale una logica miope di occultamento dei problemi: si preferisce chiudere, rimuovere, nascondere, piuttosto che affrontare le criticità con coraggio e visione strategica. I cittadini vengono lasciati in balia di un traffico caotico, privi di alternative e costretti a subire le conseguenze di scelte amministrative fallimentari.


La chiusura non risolve il problema: lo maschera e lo rimanda


Sottopassi come quelli di Corso d’Italia o della Batteria Nomentana, segnalati come zone critiche, avrebbero potuto essere oggetto di un piano integrato di sicurezza e manutenzione. L’obiettivo avrebbe dovuto essere quello di trasformarli in percorsi pedonali moderni, illuminati, presidiati e tecnologicamente attrezzati, capaci di diventare elementi di ricucitura urbana invece che zone di marginalità.


Ma, evidentemente, nelle stanze del Campidoglio manca non solo la competenza tecnica, ma soprattutto il coraggio di investire sul futuro, di immaginare e progettare spazi urbani che siano espressione di comunità vive e dinamiche.


L’ombra di un’amministrazione senza strategia né visione


Questo approccio riflette una gestione cittadina che sembra aver definitivamente rinunciato al suo ruolo di guida e di propulsione sociale. Si susseguono interventi sporadici, privi di coordinamento e di una visione complessiva, mentre languono i piani strategici per affrontare i problemi strutturali della Capitale.


Le periferie continuano a vivere in una condizione di abbandono pressoché coloniale, il trasporto pubblico è ridotto a un sistema quasi collassato.


Il centro storico – patrimonio dell’umanità – viene travolto da un turismo di massa non regolamentato che ne sta progressivamente snaturando l’identità e la vocazione.

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Roma, che storicamente dovrebbe essere un faro per il Paese, un modello di innovazione amministrativa e di rigenerazione urbana, appare oggi come un drammatico esempio negativo di cattiva gestione delle risorse pubbliche e di incapacità programmatoria.


La decisione di chiudere i sottopassi altro non è che la punta di un iceberg di una politica municipale che si accontenta di gestire l’emergenza quotidiana, rinunciando a qualsiasi progettualità di medio e lungo periodo.


L’euforia effimera dei cantieri: l’umarell in Campidoglio


In questo scenario di stasi amministrativa, spicca la figura del sindaco Roberto Gualtieri, sempre più simile a un moderno umarell, ossessionato dall’esibizionismo dei cantieri. Lo si vede girare per Roma, elmetto da operaio edile e fratino fluorescente, quasi a voler dimostrare una laboriosità che nei fatti stenta a concretizzarsi. Questi sopralluoghi, più simili a una performance teatrale che a un reale intervento di rigenerazione urbana, raccontano di un’amministrazione più attenta all’immagine che alla sostanza. L’umarell tradizionale, fermo e silente ai margini di un cantiere, osserva e commenta; Gualtieri sembra invece voler catturare l’attenzione mediatica, trasformando i cantieri in un palcoscenico di autorappresentazione, mentre la città continua a sprofondare nel degrado.


Roma merita di più: ricostruire la speranza


Questa città straordinaria ha bisogno di un’amministrazione che torni a lavorare per risolvere i problemi, non per aggirarli o nasconderli. I sottopassi chiusi sono solo l’ultimo simbolo di questa resa, di questa progressiva erosione di fiducia e di aspettative.


È necessaria una stagione di ricostruzione, che passi attraverso una politica coraggiosa e innovativa. Una stagione capace di investire in sicurezza reale, in manutenzione strutturale, in riqualificazione urbana partecipata, restituendo dignità ai luoghi simbolo del degrado e ridando speranza a una comunità troppo a lungo mortificata. Roma merita di tornare a essere una capitale all’altezza della sua storia millenaria, non una città che chiude i suoi spazi, rinnega le sue opportunità e arrende la propria identità al declino. La chiusura dei sottopassi non è solo una scelta sbagliata, è un atto di resa che i cittadini non possono e non devono accettare.


*Roberto Riccardi, Commissario UDC Roma Capitale e Città Metropolitana






















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