Reggio Emilia Lo hanno definito il “derby dello stadio”. Che, tradotto, significa che la partita tra Reggiana e Sassuolo, per i sostenitori granata, non ha lo stesso peso specifico delle sfide con Parma e Modena, veri e propri derby della via Emilia e molto sentite da un punto di vista coreografico.
Forse la stessa cosa la pensano anche i tifosi neroverdi, che sentono maggiormente la rivalità col Carpi o con lo stesso Modena rispetto a quella con la Reggiana, non fosse altro per una vicinanza geografica.
Eppure, da 11 anni, Reggiana e Sassuolo vivono nello stesso condominio, lo stadio di Reggio Emilia, e volenti o nolenti due mondi così distanti sono entrati a contatto, tra scontri politici e ferite mai sanate.
Sino al 2013, a dire la verità, il Sassuolo risultava probabilmente anche simpatico alla maggior parte dei sostenitori locali: era visto infatti come la piccola realtà di provincia che scalava le categorie, seppur mossa da un colosso imprenditoriale come Mapei. Quell’anno, però, il mondo si è capovolto, perché il club neroverde è stato promosso in serie A e inevitabilmente necessitava di uno stadio più grande rispetto al “Ricci”, non a norma nemmeno per la serie B (il Sassuolo giocava infatti a Modena, ideale terreno di conquista di Mapei).
L’OCCASIONE
L’idea, trovando difficoltà a Modena, fu semplice: partecipare all’asta del curatore fallimentare per rilevare lo stadio Giglio, che apparteneva alla società Mirabello 2000 dichiarata fallita insieme all’AC Reggiana dopo il crac Foglia nel 2005. Lo stadio era nato nel 1995 da un’idea al tempo visionaria: rendere l’impianto di proprietà. Un impianto realizzato anche come atto di fede grazie alla sottoscrizione di abbonamenti pluriennali da parte degli stessi sostenitori granata.
Tutto vano dopo il fallimento, con Giorgio Squinzi e il Sassuolo che nel 2013 ebbero la grande chance e non se la fecero scappare, aggiudicandosi l’impianto reggiano per una cifra pari a 3 750 000 euro, superando la Reggiana guidata allora dal presidente Alessandro Barilli.
Il Sassuolo, in poco tempo, ribattezzò il nome dello stadio in Mapei Stadium, lasciando come secondo nome Città del Tricolore sistemando anno dopo anno la struttura e rendendo il Mapei uno degli stadi più all’avanguardia d’Italia e d’Europa, in grado di ospitare, stagione dopo stagione, eventi di carattere nazionale ed internazionale: Coppa Italia, Champions League femminile, Europa League, Nazionale.
Il tutto, tenendo presente che tanti tifosi di calcio a Reggio hanno potuto assistere dal vivo alle squadre che militano in serie A, tornata a Reggio dopo più di 15 anni.
FRATTURA
Una decisione che lasciò di sasso i tifosi della Reggiana, che cominciarono da quel momento ad accusare l’amministrazione comunale (guidata allora dal sindaco Graziano Delrio) e poi la stessa società neroverde. Gli ultrà granata si sentirono come ospiti sgraditi: dai seggiolini verdi nei vari settori dello stadio al logo della Reggiana oscurato, dal pagamento dell’affitto annuale all’operazione con la
Reggiana femminile, confluita nel Sassuolo (con tanto di chiodi all’interno del Mirabello, impianto in cui si sarebbe dovuta giocare la partita delle ragazze, e manifestazione nel centro cittadino per ribadire tutela e rispetto verso “l’unica squadra della città”).L’ultima mossa mai digerita, negli ultimi anni, è stata Generazione S, il progetto rivolto alle società giovanili del territorio che i tifosi granata hanno visto come un tentativo di portare via non solo i talenti migliori da un punto di vista sportivo ma anche potenziali tifosi, invogliando loro con i campioni della serie A e che con palcoscenici diversi rispetto alla C, a cui la Reggiana è stata purtroppo abituata nell’ultimo ventennio.
Gruppo Vandelli e Teste Quadre, invece, sono sempre rimasti coerenti, continuando a invocare l’ormai celebre “Via il Sassuolo da Reggio Emilia” e arrivando a fare irruzione durante le gare interne del “Sasol”, compreso il trofeo Tim che ebbe rilevanza nazionale.
PUNTO D’INCONTRO?
In questi ultimi anni, però, qualcosa pare essere cambiato, nonostante la panolada del 2023 per la sostituzione, fuori dalla tribuna centrale, del Tricolore con l’opera dell’artista Olimpia Zagnoli.
La Reggiana ha beneficiato prima di tutto di agevolazioni per quello che riguarda l’affitto, dopodiché ne ha tratto giovamento anche da un punto di vista tecnico, come se il Sassuolo volesse dare una mano e collaborare, mettendo a tacere le polemiche. Ecco spiegato l’arrivo sotto la corte di mister Nesta dei vari Satalino, Pieragnolo, Antiste e Romagna, ma è pur vero che è quest’anno, con le due formazioni impegnate nella stessa categoria, Giovanni Carnevali e il ds Palmieri non hanno (in attesa del mercato di riparazione) fornito giocatori alla causa granata.
I rapporti tra Simona Giorgetta, Board Member Mapei, e la società di Romano Amadei sono diventati più collaborativi anche per l’organizzazione di eventi e la posizione del Sasol si è ammorbidita su alcuni aspetti, tanto è vero che la scorsa estate i tifosi della Reggiana hanno organizzato la festa di fine stagione direttamente in Curva Sud, rimasta aperta straordinariamente.
Stasera gli sfottò e gli striscioni non mancheranno: in fondo è pur sempre un derby, seppur dello stadio…
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