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Viaggio tra gli alluvionati emiliani alla vigilia del voto. “Le istituzioni? Si rimpallano solo le colpe. Questa volta alle urne non ci vado”


Rio de Janeiro, 17 nov. (Adnkronos) – In una Rio blindata ma dove è tornato a splendere il sole, la premier Giorgia Meloni inizia il suo G20 con un bilaterale con il ‘padrone di casa’ Luiz Inácio Lula da Silva, visto alla vigilia del vertice. I due parlano di un nuovo piano d’azione di partenariato strategico Italia-Brasile, forte di un interscambio che oggi supera i 40 miliardi di euro, e mettono sul tavolo i temi del G20 al via da domani, a partire dal sì della premier italiana -l’annuncio nelle prossime ore- al Global Alliance Against Hunger and Poverty, una delle ‘bandiere’ del summit brasiliano, battaglia con cui Lula vuole contrastare, e intestarsi, la lotta alla fame e alla povertà nel mondo.

Al ritorno dal bilaterale, la premier si concede una visita privata in città con la figlia Ginevra al seguito. Nella delegazione che muove dall’albergo di Copacabana anche il ministro Giancarlo Giorgetti, con la maglia rossonero del Flamenco, “con Lula abbiamo parlato anche di calcio”, scherza con i cronisti. Intanto, qualche chilometro più in là, continua incessante il lavoro degli sherpa per trovare “un minimo comune denominatore” sulle dichiarazioni finali, soprattutto sulla parte, più complicata, dei conflitti in corso. Hanno lavorato fino alle 6 del mattino e non hanno chiuso il testo -tante, troppe ancora le distanze da colmare- e quando sono usciti dalla stanza delle trattative ad attenderli una doccia gelata, con le notizie degli attacchi russi alle infrastrutture civili ucraine.

“Un aspetto che ora andrà valutato”, spiegano fonti diplomatiche italiane, rimarcando che si “dovrà prendere atto delle violazione di alcuni impegni presi a Nuova Delhi”, nel precedente G20, in cui era stata messa nero su bianco, pur senza menzionare Kiev ma di fatto pensando all’Ucraina, la condanna di attacchi a reti civili. Nelle dichiarazioni finali -che incappano anche in un altro guaio, ovvero gli ostacoli e i paletti piantati su diversi punti dell’Argentina guidata da Javier Milei- non ci saranno condanne ferme delle due guerre che preoccupano il mondo, non solo Ucraina ma anche Medio Oriente naturalmente, “ma quando mai ci sono state in G20 precedenti a quello di Rio?”, viene fatto notare dalle stesse fonti.

Perché nel vertice che riunisce 20 i Grandi del mondo, si sottolinea, siedono Paesi che hanno su alcuni temi distanze siderali tra loro: si pensi solo alla Russia di Vladimir Putin, ma anche a Turchia e Arabia Saudita sul fronte mediorientale. Obiettivo, dunque, è trovare “un punto di equilibrio tra le diverse posizioni”, a tratti così distanti da rendere il lavoro degli sherpa quasi un’opera da funamboli, per arrivare a sottoscrivere quello che, almeno al momento, dovrebbe essere un documento unico.

Trovare la quadra “è un esercizio complicato per definizione – rimarcano le fonti – per via della coabitazione di leadership così variegate, con posizioni spesso contrastanti”. Ma guai a sottovalutarne l’importanza, “perché il G20 è un polo in cui ci si confronta e si cerca insieme un punto di caduta, anche con la Russia. Dunque ha un valore fortissimo, attorno al tavolo metti 55 realtà – i 20 più i 35 outreach voluti da Lula – che hanno comunque un ruolo per la pace”. L’annuncio degli Usa – pronti a fornire missili a lungo raggio a Kiev- non avrà impatto sul summit di Rio, viene assicurato: “non ne abbiamo parlato e vedremo solo in seguito come si svilupperà”.

Ma al netto dei conflitti in corso, l’impostazione data dalla Presidenza brasiliana è quella di attenzione al ‘Global South’, in linea con le precedenti presidenze di Indonesia e India e con la prossima, a guida Sud Africa. In linea, rimarcano le stesse fonti, con l’impronta data da Meloni al suo G7, “che non doveva essere una ‘fortezza’ ma un foro di dialogo con i Paesi emergenti per cercare punti di convergenza. Per questo c’è stata facilità di dialogo, agevolando anche il confronto G7-G20”. E con l’obiettivo di “evitare una spaccatura che oggi fa paura, vista anche la solidità che sta crescendo anche in ambito dei Brics”.

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Altri temi su cui si lavora nella dichiarazione finale sono la sicurezza alimentare, la questione del debito e della tassazione internazionale. “La global minimum tax che la Presidenza italiana ha avanzato al G7 di Borgo Egnazia viene ripresa a livello G20”, rivendicano fonti italiane. Su questo fronte però a complicare il lavoro degli sherpa il braccio di ferro tra Lula e e il presidente Milei, “con un’impostazione ‘turbo-liberista'”, che si riflette nel no degli argentini a nuovi strumenti di supporto all’empowerment femminile: “ci siamo tenuti fuori dallo scontro politico” Lula-Milei, “come del resto hanno fatto gli altri Paesi”, spiegano.

Sulla riforma della governance globale, nelle dichiarazioni finali dovrebbe trovare spazio “il riconoscimento dell’urgenza di una riforma”, ma senza entrare nel dettaglio del ‘restyling’ da attuare, soprattutto sul contrastato capitolo di riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Spazio poi all’intelligenza artificiale, puntellando quanto deciso dal summit di Borgo Egnazia “e forse con qualche passo in avanti. Se in Puglia si era parlato di ‘human centric’ dell’Ia, a Rio ci si sofferma anche sull’etica. Abbiamo ottenuto che ci fosse un chiaro focus sull’esigenza di salvaguardare il mondo del lavoro e sulla necessità di evitare che l’Ia crei un ulteriore gap tra Paesi industrializzati e meno industrializzati”.

L’Italia rivendica anche “un riferimento alle migrazioni, con una chiara affermazione che può essere solo regolare”, e anche se nel summit di Rio non ci sarà un focus sull’Africa, Roma è riuscita “a valorizzare il lavoro portato avanti con il piano Mattei”. Spazio infine all’immancabile capitolo su clima ed energia, “tema che vede non sempre allineati i Paesi più industrializzati e quelli emergenti, che chiedono finanziamenti e mezzi per implementare gli impegni presi”. “Nessuno può fare marcia indietro nella rivoluzione verso l’energia pulita”, ha ammonito Biden, oggi in visita in Amazzonia. Domani Meloni interverrà alla sezione di lavoro sulla lotta alla fame e alla povertà nel mondo, poi i bilaterali con gli altri leader. Al momento, tra quelli già fissati, figurano gli incontri con il primo ministro indiano Narendra Modi, con il premier canadese Justin Trudeau, con il presidente della Banca Mondiale Ajay Banga.



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