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Via libera di Biden: il presidente americano, a due mesi dal termine del suo mandato, spinge sull’acceleratore dell’escalation in Ucraina: i missili a lungo raggio potranno colpire in Russia.
Se la notizia riportata da Reuters sull’autorizzazione statunitense all’uso degli ATACMS sul territorio russo fosse confermata (al momento non lo è), sarebbe una mossa che si potrebbe definire come “avvelenare i pozzi”: lasciare al successore una situazione particolarmente complessa, se non ingestibile. La tempistica è curiosa, considerando che Biden non è ancora rientrato dal vertice APEC 2024, dove peraltro è stato relegato in seconda fila nella foto ufficiale.
Il New York Times precisa tuttavia che l’autorizzazione riguarderebbe esclusivamente gli ATACMS con un raggio massimo di 80 chilometri, escludendo quelli con portata fino a 300 chilometri.
All’interno dell’articolo del NYT si segnalano 4 passaggi salienti:
- “La decisione del signor Biden è un cambiamento importante nella politica degli Stati Uniti. La scelta ha diviso i suoi consiglieri”
- “due mesi prima” che Trump “entri in carica”
- “manda un messaggio ai nordcoreani.”
- “i funzionari… non si aspettano che il cambiamento modifichi radicalmente il corso della guerra”
In attesa di ulteriori sviluppi è già chiaro che il conto di queste decisioni lo pagheranno Ucraina ed Europa, non gli Stati Uniti.
Siamo di fronte al tanto peggio tanto meglio?
Autorizzare una simile azione a mandato ormai scaduto, con il rischio di provocare un’escalation e lasciare a Trump una situazione potenzialmente ingestibile, dimostra un cinismo profondo e una totale assenza di senso di responsabilità. Sembra che, pur di ostacolare la nuova amministrazione e metterla in difficoltà, non esitino a rischiare di innescare un conflitto su scala mondiale.
Biden, un sostegno senza precedenti per l’escalation in Ucraina
La Casa Bianca ha autorizzato l’Ucraina a utilizzare i missili a lungo raggio americani ATACMS per colpire obiettivi militari sul territorio russo, in particolare nella regione di Kursk. Questa decisione, annunciata dopo mesi di pressioni da parte di Kiev, segna un cambio di rotta significativo nella politica degli Stati Uniti, che finora avevano mantenuto una linea di maggiore prudenza.
“Il piano per rafforzare l’Ucraina è il Victory Plan che ho presentato ai nostri partner. Uno dei suoi punti chiave sono le capacità a lungo raggio del nostro esercito. I media parlano molto del fatto che abbiamo ricevuto il permesso per queste azioni. Ma gli attacchi non si fanno a parole. I missili parleranno da soli. Sicuramente”. Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è pronunciato sulla notizia nel suo discorso serale.
Putin è stato esplicito nel considerare l’uso dell’ATACMS una linea rossa. A settembre, ha dichiarato che un attacco missilistico in territorio russo, che probabilmente comporterebbe l’assistenza statunitense al targeting, “cambierebbe l’essenza stessa, la natura del conflitto”, avvertendo che il suo paese avrebbe reagito. Più tardi, nello stesso mese, ha rivisto la dottrina nucleare russa.
Secondo il Pentagono, guidato dal generale Pat Ryder, gli Stati Uniti hanno già consegnato il 67% delle difese aeree promesse all’Ucraina, il 60% delle armi richieste e l’83% delle munizioni. Il valore di queste forniture ammonta a 3,7 miliardi di dollari, prelevati dalle riserve del Dipartimento della Difesa attraverso dodici autorizzazioni presidenziali.
In parallelo, il governo ucraino ha ricevuto 1,35 miliardi di dollari in aiuti a fondo perduto, portando il totale del sostegno finanziario diretto americano a 28,2 miliardi di dollari dall’inizio del conflitto nel febbraio 2022. Questo contributo è stato essenziale per sostenere la stabilità economica e sociale dell’Ucraina, con fondi destinati a servizi pubblici, istruzione e soccorso umanitario.
La controversia politica negli USA
La decisione di autorizzare l’uso di missili a lungo raggio ha suscitato reazioni controverse negli Stati Uniti. Donald Trump Jr., tramite un commento su X, ha criticato duramente l’operazione, parlando di un rischio di “terza guerra mondiale” e accusando l’amministrazione Biden di mettere ulteriormente a rischio la stabilità geopolitica globale.
In questo scenario, l’UE si trova di fronte a un dilemma: mantenere il livello di supporto attuale richiederebbe enormi risorse finanziarie e industriali, considerando che il contributo militare degli Stati Uniti supera di circa il 25% quello europeo.
Mentre cresce il supporto internazionale, l’Ucraina però continua a fare i conti con le difficoltà interne. Il governo di Kiev ha stanziato 1,3 miliardi di euro per il rafforzamento della produzione militare interna nel 2025, ma la carenza di soldati e l’usura delle forze armate rappresentano un grave problema.
Alcuni leader militari stanno addirittura valutando di abbassare l’età minima per la leva obbligatoria, una misura estrema che riflette la disperazione della situazione.
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