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Quando la profezia non si avvera


Partendo da uno storico caso di profezia apocalittica mai avverata lo scettico Ciro D’Ardia analizza il fenomeno della dissonanza cognitiva sul numero 5/2024 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


È il 1954. Siamo a Chicago, negli Stati Uniti. La signora Dorothy Martin sostiene di essere in contatto con alcune entità che lei chiama “I Guardiani”, che le manderebbero messaggi dal pianeta Clarion. Tra le entità che sarebbero presenti su Clarion, particolare importanza assume Sananda, identificabile nel Gesù della tradizione cristiana. I Guardiani (Sananda in particolare) mandano messaggi a Dorothy attraverso la “scrittura automatica”.

In uno degli ultimi messaggi c’è una predizione: nella notte tra il 20 e il 21 dicembre, a mezzanotte, gran parte degli Stati Uniti, del Canada e dell’Europa sarà distrutta da un’alluvione. Una parte della popolazione, i cosiddetti “eletti”, saranno però portati via a bordo di dischi volanti. Dorothy raduna un gruppo di persone che credono nella profezia. Viene poi a contatto con un gruppo di East Lansing, nel Michigan, guidati da Charles Laughead, che condivideva con Dorothy alcune credenze sui dischi volanti.

Le notizie della profezia arrivano alla stampa, che si comincia a interessare alla vicenda e chiede notizie. Dorothy, però, non è interessata alla pubblicità e declina le richieste dei giornalisti. La casa di Dorothy – diventata la sede del gruppo – è assediata anche da alcune emittenti televisive in cerca di informazioni precise. In ogni caso, lei ha ricevuto da Sananda istruzioni molto stringenti: non deve essere fatto proselitismo, perché «gli eletti saranno inviati».

Dorothy, quindi, tratta in malo modo i giornalisti, ma accoglie le persone “comuni” in cerca di informazioni. In ogni caso, pur fornendo molte spiegazioni, non cerca di convincere o persuadere nessuno.

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Il gruppo comincia ad attrarre anche l’attenzione di qualche burlone. Il 17 dicembre Dorothy riceve la telefonata di una persona che si identifica come “Captain Video” [1]. Le viene quindi detto che sarebbe stata prelevata da un disco volante nel suo cortile alle ore 16. Qualche dubbio viene avanzato sull’attendibilità del messaggio, ma poi anche gli altri componenti del gruppo confidano nella sua veridicità. Tutti si preparano. In uno dei messaggi era stato posto un particolare accento sul fatto che nessuno doveva avere con sé componenti metallici. Vengono quindi asportati dagli indumenti tutte le parti con queste caratteristiche, come le zip e le cinture con fibbia metallica.

Com’era prevedibile, nessuno viene prelevato, ma Dorothy e compagni cercano conferme, che arrivano – o almeno così sembra – il 18 dicembre. Cinque ragazzi si presentano presso la casa di Dorothy, dicendo di provenire da Clarion. Restano in colloquio con Dorothy per alcune ore. Dapprima lei è sconvolta, in quanto gli “uomini dallo spazio” le stanno dicendo che la profezia è falsa. Successivamente, le viene riferito che quello era solo un test, per verificare quanto lei credesse ai messaggi provenienti dai Guardiani. Anche in quest’occasione qualcuno dubita: «sembravano dei normali ragazzi del college». Ma Dorothy è più che mai rinforzata nelle sue credenze.

Il 20 dicembre, alle 10 del mattino, Dorothy riceve un messaggio fondamentale: a mezzanotte tutti saranno prelevati da un disco volante. La giornata passa tranquillamente fino alle 21.30, quando Dorothy incomincia a ricevere altri messaggi. I Guardiani forniscono le procedure per l’imbarco e alcune parole d’ordine. Arrivano anche delle telefonate dalla stampa, che chiedono informazioni su come il gruppo stesse trascorrendo la vigilia dell’alluvione. Nessuna informazione viene data. «No comment. Non abbiamo niente per voi ora. Lasciate il vostro numero e se avremo qualcosa per voi più tardi vi chiameremo».

I preparativi per l’imbarco continuano. I Guardiani ribadiscono che non devono essere portati a bordo del disco volante oggetti metallici. Le parti metalliche degli indumenti devono essere asportate. Ognuno controlla i propri abiti: le istruzioni vengono eseguite alla lettera. Alle 23.35, uno dei componenti del gruppo si accorge che non ha rimosso la chiusura lampo dei pantaloni. Charles Laughead compie l’operazione con un rasoio da barba, tenendo sempre d’occhio l’orologio.

La mezzanotte arriva. Nulla accade. Nessun disco volante atterra. Nessun visitatore spaziale si fa vedere. Viene però fatto notare che un altro orologio segna ancora le 23.55. Si aspetta lo scoccare di “quest’altra” mezzanotte. Stesso risultato: non si vede nulla e nessuno. Il gruppo cerca spiegazioni per la mancata alluvione e il mancato salvataggio.

Alle 4.45, Dorothy riceve alcuni messaggi: l’alluvione non ha avuto luogo perché il gruppo ha diffuso così tanta luce con la sua fede che Dio ha deciso di risparmiare la Terra. Uno dei componenti del gruppo si alza, prende il suo cappotto ed esce dalla casa, per non farvi mai più ritorno.

Subito dopo uno “strano” fenomeno comincia a verificarsi. La pubblicità, prima evitata dal gruppo, viene avidamente ricercata. I giornali e le televisioni vengono contattati dal gruppo. Tutti devono sapere che il mondo è stato salvato.

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Questi eventi sono stati descritti in un famoso libro, che risulta un “classico” della psicologia sociale: Quando la profezia non si avvera, pubblicato nel 1956. Il saggio è il risultato di una vera e propria investigazione “sul campo”.

All’epoca dei fatti, tre ricercatori, Leon Festinger, Henry Riecken e Stanley Schachter stavano effettuando alcuni studi sugli effetti delle mancate conferme nel caso di profezie apocalittiche o similari. Vennero a sapere di Dorothy Martin e quindi fecero in modo di “infiltrarsi”, assumendo alcuni aiutanti che anch’essi dovevano entrare nel gruppo.

Pur se con qualche difficoltà, sia gli autori che le altre “spie” riuscirono a farsi accettare. La cosa non fu facile, né immediata, considerato che prima del 20-21 dicembre il gruppo non cercava pubblicità. I nuovi arrivati erano quindi visti con sospetto; attorno alle attività poste in essere c’era sempre molta cautela.

L’ipotesi di Festinger, Riecken e Schachter era che nel caso di una profezia apocalittica che poi non si avvera, i credenti in questa profezia, piuttosto che negare la loro convinzione, mettono in pratica atti di proselitismo e di diffusione della (errata) predizione.

L’idea venne confermata dai fatti, nei quali i ricercatori poterono osservare “dall’interno” lo svolgimento degli eventi. Sia loro, che gli osservatori esterni coinvolti, furono i testimoni diretti di eventi molto particolari.

I risultati dell’osservazione confermarono dunque le ipotesi degli studiosi. Vi era una convinzione: che vi sarebbe stata un’alluvione e che gli eletti sarebbero stati salvati a bordo di dischi volanti. Alcune persone erano fortemente legate a questa convinzione e avevano rivoluzionato la loro vita a causa di ciò. Vi erano persone che avevano finanche lasciato il lavoro e dato via i loro beni.

Tale “legame” aveva quindi guidato in maniera molto forte le azioni delle persone. Quanto più uno degli aderenti aveva posto in essere azioni con conseguenze dalle quali era difficile (se non impossibile) tornare indietro, tanto più l’attaccamento alla credenza risultava forte. In questo caso era quindi necessario per tali soggetti razionalizzare e trovare conferme alle proprie convinzioni. E quale cosa migliore che quella di trovare altri “credenti”?

Fino al 20-21 dicembre, numerose persone avevano “gravitato” attorno al gruppo di Dorothy e già svariati aderenti lo avevano lasciato, per nulla convinti della fondatezza della predizione. Con l’osservazione era poi stato visto che quanto più l’attaccamento alla credenza era forte, tanto più l’azione di proselitismo dopo il 20-21 dicembre era effettuata con vigore e convinzione.

La ricerca di conferme e il proselitismo dopo il mancato avveramento della profezia possono spiegarsi in termini di dissonanza cognitiva. La teoria della dissonanza cognitiva è stata esposta da uno dei ricercatori – Leon Festinger – nel suo fondamentale saggio, intitolato allo stesso modo.

Sussiste dissonanza cognitiva quando due elementi cognitivi sono tra di loro in contrasto. In questi casi, quanto più questa dissonanza crea fastidio, tanto più il soggetto interessato cerca di ridurla.

Tre sono i modi principali per ridurla:

  • Cambiare il proprio comportamento
  • Modificare l’ambiente esterno
  • Introdurre un diverso elemento cognitivo

Nel saggio di Festinger viene spesso portato l’esempio del fumatore, che è consapevole dei danni arrecati dalla sua abitudine, ma continua a fumare. Egli quindi sperimenta una certa dissonanza cognitiva. Quanto più questa dissonanza gli crea fastidio, tanto più cerca di ridurla.

Può quindi farlo in tre modi.

Può cambiare il proprio comportamento, che in questa specifica ipotesi sarebbe l’azione più logica, smettendo di fumare.

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Può modificare l’ambiente esterno, creando un supporto sociale al proprio comportamento, convincendo le persone che conosce a considerare il fumo non dannoso. È palese che la modifica dell’ambiente esterno è in generale più complicata rispetto a una modifica del proprio comportamento. Nel momento in cui fumare è considerato unanimemente deleterio per la salute, è veramente difficile, se non impossibile, cambiare l’ambiente esterno.

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Può introdurre un diverso elemento cognitivo. È stato visto che in genere viene introdotta un’aneddotica su accaniti fumatori che avrebbero vissuto fino a cent’anni. Altri elementi cognitivi che spesso vengono introdotti riguardano invece la convinzione che il fumo è rilassante, oppure che smettendo di fumare si ingrasserebbe.

Nell’ipotesi del gruppo di Dorothy Martin, si era cercato di ridurre la dissonanza modificando l’ambiente esterno, vale a dire facendo proselitismo e cercando di convincere altre persone della veridicità della profezia. Si era poi visto che la ricerca di nuovi adepti era molto forte da parte dei soggetti che avevano compiuto scelte molto importanti per “seguire” meglio la profezia, come lasciare il lavoro e/o dare via i propri beni.

Conclusioni

La “partecipazione” degli studiosi al gruppo di Dorothy Martin è stata probabilmente un’occasione unica nel suo genere. L’osservazione “da vicino” ha permesso di acquisire elementi molto importanti, evidenziando che le credenze – come si dice in genere – sono “dure a morire”. Quello che sorprende di più è sicuramente l’effetto della disconferma, che risulta estremamente controintuitivo. Invece di abbandonare la propria convinzione, che si rivela totalmente infondata, gli aderenti cercano conferme e nuovi adepti al fine di ridurre la forte dissonanza cognitiva che si è venuta a creare.

Ciro D’Ardia

 

Approfondimenti

  • [1] Captain Video era il protagonista di una serie di fantascienza molto conosciuta in quegli anni, intitolata Captain Video and His Video Rangers
  • Leon Festinger, Henry W. Riecken e Stanley Schachter, Quando la profezia non si avvera
  • Leon Festinger, Teoria della dissonanza cognitiva

 


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