Quali sono i motivi che spingono più spesso i liguri a indebitarsi? E qual è la soglia di povertà per le famiglie del territorio? A scattare una fotografia della situazione in Liguria oggi sono Uil e Uilca, in occasione di novembre che è il mese dell’Educazione finanziaria, iniziativa che mira a diffondere le competenze di base sulla gestione del denaro.
I dati raccolti vanno ad alimentare anche la battaglia del sindacato contro la chiusura delle filiali delle banche in tutto il territorio nazionale, specie nei Comuni e nei quartieri più isolati, dove il ruolo sociale degli istituti viene a mancare e aumenta il rischio che le persone si rivolgano a forme illecite di concessioni creditizie come l’usura. Il tema è stato affrontato anche nell’ambito dell’appuntamento “Il ruolo del credito in Liguria nel contrasto alle nuove povertà”, venerdì a Genova.
In più in Liguria, come vedremo, il fattore anzianità gioca un ruolo più importante rispetto al resto d’Italia, anche perché è la regione con il maggior numero di cittadini “over”.
Povertà in aumento anche tra chi lavora: i “working poor” della Liguria
I dati di Uil evidenziano che in Liguria, dal 2019 al 2023, circa 17 mila persone in più hanno richiesto di ricevere i pacchi alimentari messi a disposizione dal governo attraverso l’Europa.
Per quanto riguarda la soglia di povertà, in Liguria quella per una famiglia formata da due adulti e un figlio piccolo (un componente tra 0 e 3 anni e due tra 30 e 59 anni) è in un range fra i 1.339 e i 1.407 euro al mese, mentre in Italia la stessa tipologia di famiglia ha una soglia di povertà compresa fra i 1.308 e i 1.462 euro.
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Il problema non è più tanto la disoccupazione quanto il fenomeno dei “working poor”, ovvero coloro che pur lavorando non riescono a mantenersi. Lo stipendio medio, secondo una indagine del sito Almalaurea, vede i laureati di secondo livello occupati per una cifra media di 1.366 euro, che sale a 1.697 dopo cinque anni. Esistono differenze salariali dovute al tipo di laurea, come ad esempio un informatico che dopo un anno dalla laurea ha un salario di 1.723 euro e un laureato in economia che lo ha 1.414 euro, mentre un architetto guadagna dopo un anno 1.303 euro. Questi sono tutti stipendi che girano mediamente attorno ai valori della soglia di povertà assoluta prima enunciati e ricordiamo che la soglia di povertà assoluta (Spa) misura la spesa minima mensile di una famiglia necessaria per acquistare un paniere di beni e servizi ritenuti essenziali.
“Abbiamo creato la generazione di working poor che in Liguria come nel resto del Paese necessita dell’housing sociale per poter vivere – spiegano Emanuele Ronzoni, commissario straordinario Uil Liguria e Silvio Trucco, segretario generale Uilca Liguria – con questi salari diventa difficile anche costruirsi una pensione integrativa o una famiglia o generare dei figli. Non stupisce dunque visti i bassi salari che in Liguria nel 2023 il 44,7% delle famiglie non riesca a risparmiare e il 18,7% non riesca a sostenere le spese impreviste, dati comunque migliori di quelli nazionali dove sono il 45,5% le famiglie che non riescono a risparmiare e il 30,2% quelle incapaci di fronteggiare spese impreviste”.
Per cosa si indebitano i liguri
In questo quadro, nel 2022 il credito al consumo in Liguria è cresciuto del 5,9%, e nel 2023 del 5,7% tipologia di prestito legata, ad esempio, all’acquisto di una lavatrice o di un telefonino, per contro è stato registrato un calo dei prestiti per acquisto delle case del -2,3% nel 2023, dopo una crescita del 2,5% nel 2022.
Meno case e più lavatrici e telefonini significa una società che pensa al breve e non al medio lungo? Alcuni dati nazionali spiegano come nell’arco di un decennio siano cambiati le finalità per richiedere il credito dietro le quali ci sono anche scelte di vita: i prestiti totali comprese le imprese nel complesso sono diminuiti del 11,8%, i mutui per la casa sono aumentati del 7,68%, i prestiti personali sono aumentati del 103% le cessioni di stipendio sono aumentate del 101% e continua la crescita del “buy now pay later” sulle piattaforme di e-commerce che – mette in guardia Uil – rischia di essere “una nuova bolla subprime, per la facilità di arrivare al sovraindebitamento”.
Liguria regione più anziana: aumentano i debiti per sanità e previdenza
I dati elaborati per Uil da Roberto Telatin del Centro Studi Orietta Guerra illustrano inoltre come l’età media delle persone in Italia negli ultimi vent’anni sia aumentata da 43,8 anni a 46,2 anni, mentre in Liguria da 47,9 anni a 49,4 anni rendendo la regione la più anziana del Paese con 270,8 over 65 anni contro 100 giovani sotto i 14 anni, dato molto più elevato rispetto al dato nazionale di 193,11 anziani ogni 100 giovani.
Oggi la Liguria ha 30,76 pensionati ogni 100 abitanti, la percentuale più alta del Paese. La media nazionale è di 26,71 ogni 100 abitanti, in Liguria il 6,52 % dei maschi pensionati ha un reddito inferiore ai 500 euro mensili, mentre le donne che hanno una pensione sotto quel livello è l’8,87%. Il Gender pay gap per le donne si trascina dal mondo del lavoro a quello pensionistico e conferma la maggior fragilità finanziaria delle donne.
In questo scenario, data la longevità della popolazione ligure, la nuova povertà nasce anche dall’indebitarsi per curarsi: “Una frontiera nuova – commenta il sindacato – per chi per decenni ha creduto che lo Stato sociale fosse una conquista definitiva”.
Altro fattore possibile portatore di povertà è la previdenza: un problema non da poco visto l’andamento della demografia e la discontinuità della vita lavorativa soprattutto delle donne: “La preoccupazione di milioni di cittadini per il futuro sarà come costruire pensioni per gli attuali giovani”.
Ludopatia: in Liguria aumenta chi gioca
Intorno a questi temi, come anticamera o conseguenza della povertà, ruota l’insidia della ludopatia: “Molti drammi familiari nascono oggi anche dalla dipendenza ai giochi – proseguono Ronzoni e Trucco – In Liguria il gioco solo fisico, tipo lotto, lotterie, bingo, e apparecchi quali slot machine è passato dai 944 milioni del 2020 ai 1,5 miliardi del 2023. In Italia, compresi i neonati, i cittadini hanno speso, nel 2022 circa 2.300 euro pro capite per i giochi. Manca all’appello il gioco illegale, che sovente si lega all’usura”.
Oggi le banche hanno spesso fondazioni oppure Onlus finanziate con una piccola porzione dell’utile ed aiutano coloro che sono in difficolta finanziarie: “Ma non è della carità che hanno bisogno le persone in difficoltà oggi, bensì di un soggetto strutturato, come una banca, che li aiuti anche nella gestione degli investimenti, nella protezione dell’azienda e dei suoi dipendenti, oltre che dei propri familiari, non solo che gli eroghi il credito” chiudono Ronzoni e Trucco.
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