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Meloni alle prese con lo stallo in Regione Lazio e il braccio di ferro con Forza Italia


La Pisana da un paio di mesi vive una vera e propria paralisi amministrativa. Gli azzurri, forti di quattro consiglieri in più (due dal M5s e due dalla Lega) chiedono più poltrone in Giunta. FdI si oppone. Rocca non è riuscito a sbrogliare la matassa e ora la premier teme che l’impasse si ripercuota a livello nazionale. Così dopo le Regionali si incontrerà con Tajani.

Meloni alle prese con lo stallo in Regione Lazio e il braccio di ferro con Forza Italia

Una vera e propria paralisi amministrativa. Che coinvolge una delle figure più rappresentative del nuovo potere meloniano. Parliamo della Giunta regionale del Lazio e del governatore Francesco Rocca, ex presidente della Croce Rossa che Giorgia Meloni ha voluto fortemente come candidato e con qualche ragione visto che, a differenza della débâcle nella corsa per il Campidoglio di Enrico Michetti, alle Regionali del 2023 il centrodestra si è imposto col 53,8 per cento dei voti.

Meloni alle prese con lo stallo in Regione Lazio e il braccio di ferro con Forza Italia
Francesco Rocca (Imagoeconomica).

Il braccio di ferro tra Forza Italia e Lega-FdI paralizza la Pisana

Da luglio, però, la Pisana sta vivendo una crisi che si è parecchio acutizzata negli ultimi mesi. Il problema è che Forza Italia batte cassa, forte del fatto di essere passata da tre a sette consiglieri, conquistandone due dal M5s e due dalla Lega. Il partito di Matteo Salvini da tre consiglieri è passato così a uno. Azzurri e leghisti hanno due assessori a testa, ma ora gli uomini di Antonio Tajani, proprio alla luce del cambio di rapporti di forza, chiedono una poltrona in più. Che FdI e Lega non vogliono cedere. Così da settembre saltano le sedute di Giunta e pure le commissioni, e anche il Consiglio lavora ai minimi termini. Insomma, l’attività amministrativa è bloccata, ferma, quasi paralizzata. Si fa passare solo l’indispensabile, come è accaduto col Defr, ovvero la legge di bilancio regionale calendarizzata a luglio e votata solo l’11 novembre, quattro mesi dopo. A passare ai forzisti, anche grazie al lavoro del coordinatore regionale Claudio Fazzone, sono stati due leghisti, Angelo Tripodi e Giuseppe Cangemi, e più di recente due pentastellati, Marco Colarossi e Roberta Della Casa. Una vera e propria débâcle leghista che vede sul banco degli imputati il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon che, anche se non è più coordinatore regionale, resta comunque l’uomo del Carroccio più potente del Lazio. Salvini lo scorso settembre l’ha pure promosso a vicesegretario federale insieme ad Andrea Stefani (i due affiancano Andrea Crippa).

Meloni alle prese con lo stallo in Regione Lazio e il braccio di ferro con Forza Italia
Paolo Trancassini e Claudio Fazzone (Imagoeconomica).

Meloni teme le ricadute dell’impasse laziale a livello nazionale

Insomma, anche se l’esercizio provvisorio è scongiurato, c’è poco da stare allegri, perché Giunta e Consiglio lavorano al lumicino e i provvedimenti approvati sono pochissimi, quasi zero. E con il Giubileo alle porte, non è certo un bel biglietto da visita: il Campidoglio si fa un mazzo tanto e la Regione si gira i pollici. Di ritorno da un viaggio negli Usa, a inizio novembre Rocca aveva promesso di risolvere la situazione, ma alla fine non ha fatto nulla, tanto che la palla, si sussurra alla Pisana, è ormai passata a livello più alto, nelle mani di Meloni e Tajani che, subito dopo le Regionali in Umbria e in Emilia-Romagna, si vedranno per risolvere l’impasse Lazio. Una soluzione potrebbe essere cedere alcune delle numerose deleghe che Rocca s’è tenuto per sé in modo da creare un nuovo assessorato. Il governatore, per esempio, è l’unico in Italia ad aver mantenuto ad interim la pesante delega alla Sanità, ovvero il 70 per cento del bilancio regionale, 12 miliardi sui 18 complessivi. Un assessore azzurro in più, dunque, in aggiunta a Luisa Regimenti e Giuseppe Schiboni. Fonti del centrodestra raccontano che qualche giorno fa Meloni avrebbe “cazziato” al telefono lo stesso Rocca per la sua incapacità di gestire la situazione. Anche perché la paralisi laziale rischia di danneggiare la premier: Rocca è un suo fedelissimo, e la premier l’ha imposto agli alleati nella regione che per FdI è la più importante d’Italia sia come serbatoio di voti, sia come espressione di classe dirigente, visto che quasi tutti i capataz meloniani sono di qui. Per intenderci, il Lazio sta a FdI come l’Emilia-Romagna sta al Pd. Fallire in casa per Giorgia Meloni sarebbe un errore imperdonabile. Soprattutto se si considera che FdI e soprattutto la premier a livello nazionale procedono a gonfie vele nei consensi e nei sondaggi. E questo per cosa? Per non voler dare una poltroncina in più a Forza Italia? Suvvia.

Meloni alle prese con lo stallo in Regione Lazio e il braccio di ferro con Forza Italia
Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Gli azzurri puntano alla vicepresidenza della Giunta o alla presidenza del Consiglio regionale

Altra possibile soluzione, ventilata da Fi, potrebbe essere ottenere la vicepresidenza della Giunta o la presidenza del Consiglio regionale, cariche occupate da due “fratelli” di peso come Roberta Angelilli e Antonello Aurigemma. Per ora FdI ha detto no a tutto. Con Paolo Trancassini, questore di Montecitorio vicinissimo alla premier, che ha messo sul tavolo anche le elezioni anticipate. «Se la situazione non si risolve, si tornerà al voto», ha tuonato. «Se è una minaccia, noi non la temiamo», hanno risposto i forzisti, che sono arrivati a minacciare l’appoggio esterno. Insomma, il braccio di ferro continua e la soluzione non è all’orizzonte. «È una questione di potere tutta interna alla maggioranza. Stanno dimostrando la loro incapacità e soprattutto il poco rispetto nei confronti delle istituzioni», commentano dal Pd. L’ultima voce è che, se il centrodestra dovesse vincere in Umbria, allora potrebbe esserci un riequilibrio generale negli incarichi tra le due Regioni. Per ora è solo una grana in più per Meloni e Tajani.

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