di Cristina Diu Stefano. Boom di imprese a rischio usura in Abruzzo. In sofferenza 150 attività in più rispetto al 2023. Con la provincia di Chieti che finisce in cima alla “lista nera”. Si tratta prevalentemente di artigiani, esercenti, commercianti o piccoli imprenditori che sono scivolati nell’area dell’insolvenza e segnalati dagli intermediari finanziari alla centrale dei rischi della banca d’Italia.
Il dato che emerge dall’ufficio studi Cgia è chiaro: l’Abruzzo è la quarta regione d’Italia per incremento del numero di imprese con debiti, con 3229 in sofferenza. Dove l’area metropolitana di Chieti è la seconda tra le province italiane per aumento del numero più elevato di imprese segnalate come insolventi con 830 aziende che potrebbero finire nelle mani di usurai, 101 in più rispetto nell’ultimo anno.
Al 31esimo posto c’è la provincia di Teramo con 830 aziende attenzionate, 38 in più rispetto al 2023, seguita da Pescara al 48esimo con 927, 18 in più rispetto allo scorso anno. Diversa la situazione per la provincia dell’Aquila che scivola al 76esimo posto con valori inferiori (-7%) rispetto al 2023. Nel capoluogo di regione, nonostante le imprese che ancora operano nei cantieri della ricostruzione, quelle in sofferenza, secondo Cgia, passano da 596 a 589.
RISCHIA UN’IMPRESA SU TRE. Nel nostro Paese, dopo anni in discesa, il dato delle imprese italiane a rischio usura torna a crescere toccando quota 118mila. L’aumento, rispetto al 2023, è di oltre 2.600 unità, con il sud che impenna con un’impresa a rischio su 3.
A livello provinciale, il numero più elevato di imprese segnalate come insolventi si concentra nelle grandi aree metropolitane. Chi finisce nella “lista nera” della centrale dei rischi difficilmente può beneficiare di alcun aiuto economico dal sistema bancario, rischiando, molto più degli altri, di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli usurai. Per evitare che questa criticità si diffonda, la Cgia continua a chiedere con forza il potenziamento delle risorse a disposizione del “Fondo di prevenzione dell’usura”. Strumento, quest’ultimo, in grado di costituire l’unico valido aiuto a chi si trova in questa situazione di vulnerabilità.
CHI È VITTIMA DELL’USURA
«È bene ricordare – spiegano dall’ufficio Cgia – che gli imprenditori che vengono segnalati alla centrale rischi della banca d’Italia non sempre lo devono a una cattiva gestione finanziaria della propria azienda. Nella maggioranza dei casi, infatti, questa situazione si verifica a seguito dell’impossibilità da parte di molti piccoli imprenditori di riscuotere con regolarità i pagamenti dei propri committenti o per essere “caduti” in un fallimento che ha coinvolto proprio questi ultimi». La segnalazione alla centrale dei rischi avviene attraverso banche, assicurazioni, società finanziarie e società di leasing, Il singolo intermediario deve segnalare i crediti quando il cliente è indebitato per un ammontare complessivo di almeno 30mila euro.
I PROVENTI VANNO AL NORD Mentre il Mezzogiorno è l’area geografica d’Italia più a rischio usura, i proventi di queste attività illegali vengono sempre più reinvestiti al Nord. Negli ultimi tempi, infatti, le indagini effettuate dalla Direzione investigativa antimafia dimostrano come il denaro contante proveniente dalle attività criminali primarie, come l’usura, venga reimpiegato con sempre maggiore frequenza in determinate aree dell’Italia, soprattutto settentrionale.
Per combattere l’usura, sono previsti due fondi: di prevenzione e di solidarietà.
Il “Fondo di prevenzione dell’usura” ha cominciato a operare nel 1998. Questo fondo è stato introdotto per l’erogazione di contributi a consorzi o cooperative di garanzia collettiva fidi oppure a fondazioni e associazioni riconosciute per la prevenzione del fenomeno dell’usura. Nel 2022 ai due enti erogatori (Confidi e Fondazioni) sono stati assegnati complessivamente 33,7 milioni di euro. Mentre il “Fondo di solidarietà” offre agli operatori economici, commercianti, artigiani e liberi professionisti che hanno denunciato gli usurai, l’occasione di reinserirsi nell’economia legale attraverso l’elargizione di un mutuo senza interessi da restituire entro 10 anni, il cui importo è commisurato agli interessi usurari effettivamente pagati e, in casi di particolare gravità, può tenere conto anche di ulteriori danni subiti. Attualmente è la Concessionaria servizi assicurativi pubblici a erogare i finanziamenti. Dal 2000 al 2023, Consap ha stipulato 1.660 contratti e le somme concesse a titolo di mutuo sfiorano complessivamente la cifra di 145 milioni di euro.
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