La Sicilia del vino è un mondo a sé, un intreccio di paesaggi e varietà che raccontano storie antiche e sfide moderne. Tra i suoi filari, la cultura vinicola si rinnova di anno in anno, portando in tavola vini che, nonostante la lunga tradizione, continuano a sorprendere anche i palati più esigenti. Si è parlato di questo durante il “Sicilia DOC Collection”, l’evento organizzato dal Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia, svoltosi a Palermo, che si propone di promuovere e mettere in luce la produzione vinicola isolana, esaltando principi universali che vanno oltre la semplice qualità.
Il valore dei vini siciliani, infatti, è sempre più legato a un impegno verso la sostenibilità che guarda oltre i confini dell’isola e punta su un modello di produzione virtuoso, con radici nella storia e uno sguardo puntato sul futuro. Nell’evento, la Sicilia si è mostrata non solo nella varietà dei suoi vitigni, ma anche come territorio che ha deciso di farsi paladino di pratiche agricole responsabili, con l’obiettivo di preservare il proprio ecosistema. Una Sicilia che si riscopre dunque una e mille, specchio di un’anima poliedrica e resiliente.
Nella tre giorni si sono scandagliate le peculiarità del territorio attraverso degustazioni e masterclass, che hanno esplorato le caratteristiche distintive della DOC Sicilia, dai rossi dallo spirito deciso ai bianchi che puntano alla freschezza e alla bevibilità. Per chi è già appassionato dei rossi siciliani, ecco il Nero d’Avola, vino di punta del panorama enologico isolano, affiancato dal Perricone, meno noto ma altrettanto interessante per chi vuole esplorare sfumature diverse. Ma è stata la sessione dedicata ai vitigni a bacca bianca a svelare una Sicilia nuova, in sintonia con le attuali tendenze di consumo. Grillo e Lucido sono stati i protagonisti indiscussi, due vitigni che raccontano un territorio che si adatta, sperimenta e rinnova continuamente il proprio linguaggio, intrecciando tipicità e innovazione. Queste varietà bianche, ormai tra le più rappresentative della DOC Sicilia, offrono una gamma di vini freschi, fragranti e versatili, ideali per il mercato odierno, in cerca di vini che sappiano essere riconoscibili, ma non troppo impegnativi.
Ad impreziosire l’appuntamento anche il Simposio della Fondazione SOStain Sicilia, che ha proposto una riflessione ampia sul futuro del territorio siciliano. Nato per diffondere buone pratiche di sostenibilità, ha riunito esperti e rappresentanti del mondo vitivinicolo, insieme a esponenti di settori terzi, per condividere idee e progetti che possano promuovere un approccio responsabile e virtuoso nella gestione delle risorse. La sostenibilità, per la Fondazione, non è un concetto astratto, ma una realtà concreta che passa per misure specifiche: dalla scelta di materiali ecocompatibili alla riduzione dell’impronta ambientale, fino a collaborazioni con enti impegnati nella valorizzazione delle comunità locali e nel recupero delle tradizioni agricole. Un percorso che si intreccia con quello del Consorzio, impegnato a promuovere una viticoltura in grado di rispettare i ritmi della terra e i saperi secolari. La sfida, come sottolineato più volte durante il simposio dal Presidente Alberto Tasca, è affrontare in modo sistematico i cambiamenti climatici e le pressioni di un mercato sempre più competitivo, senza perdere di vista i valori che contraddistinguono la Sicilia: autenticità, passione e rispetto per il territorio. La Sicilia del vino non è solo un’industria, ma un sistema complesso e ricco di sfaccettature.
Le aziende che vi aderiscono sono ormai quasi tutte certificate, e seguono con rigore un protocollo che prevede controlli e verifiche regolari, per garantire che l’intero ciclo produttivo rispetti criteri di sostenibilità. E questo impegno, per le cantine siciliane, si traduce anche in una maggiore capacità di affermarsi sui mercati internazionali, dove la sensibilità verso i temi ambientali è in forte crescita. In termini numerici la scorsa annata è stata particolarmente complicata per i rossi siciliani, e a compensare ci sono stati i bianchi, con un +15% del Grillo, come ci riferisce in esclusiva il Presidente di Sicilia DOC Antonio Rallo.
“Il Grillo piace molto ai giovani e questo ha contribuito al suo successo negli ultimi anni. Piacciono anche i vini non molto alcolici, e la sfida è quella di far conoscere vitigni meno noti che possano incontrare i gusti del consumatore”. E alla domanda se il Nero d’Avola possa tornare ad essere un vino “pop”, dopo aver fatto da apripista alla conoscenza dei vini siciliani negli anni ’80 e ’90, risponde entusiasta: “Sicuramente sì, a patto che la qualità dell’uva resti altissima, come in questo periodo”.
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