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Alle elezioni regionali dell’Umbria di domenica 17 e lunedì 18 novembre si confronteranno nove candidati, ma la competizione reale sarà tra Donatella Tesei, presidente uscente ricandidata dal centrodestra, e Stefania Proietti, sindaca di Assisi sostenuta dal centrosinistra. Già alle regionali di cinque anni fa sembrò che potessero essere entrambe candidate, ma le cose andarono diversamente.
Proietti era stata infatti proposta dal Movimento 5 Stelle come candidata unitaria del centrosinistra e sarebbe dunque stata la rivale di Tesei, leghista sostenuta dal centrodestra, in un’elezione dal grande valore politico nazionale. Alla fine però i partiti dell’area di centrosinistra scelsero Vincenzo Bianconi: Tesei vinse agilmente con il 57,5 per cento dei voti e quasi 20 punti di vantaggio.
A quell’elezione Tesei arrivò da senatrice in carica – e da poco eletta – della Lega, ma per molti abitanti della sua regione era ancora percepita come la sindaca civica di Montefalco, espressione di una classe dirigente nuova e più moderata che Matteo Salvini aveva cercato di attrarre nel suo progetto di espansione al centro e al sud del suo partito. Nata a Foligno nel 1958 da una famiglia di commercianti con simpatie per la destra radicale, dopo una laurea in Giurisprudenza e una fortunata carriera da avvocata, nel 2009 aveva accettato di candidarsi a sindaca di Montefalco, comune di poco più di 5mila abitanti in provincia di Perugia famoso soprattutto per la produzione dei vini rossi. La sua vittoria con una lista moderata e conservatrice, nel giugno di quell’anno, assegnò per la prima volta la guida del comune al centrodestra.
Il suo operato fu generalmente apprezzato e infatti cinque anni dopo fu riconfermata ad ampissima maggioranza. Era il 2014: c’erano i primi segnali di una crisi che di lì a poco avrebbe colpito il Partito Democratico locale, testimoniata anche dalla prima storica sconfitta elettorale a Perugia, quello stesso anno. In questo contesto Tesei guadagnò progressivamente una certa visibilità e cominciò a essere descritta come amministratrice locale capace e pragmatica. Fu così che il commissario della Lega in Umbria, Stefano Candiani, volle conoscerla e poi segnalarla a Salvini, che la incontrò a Montefalco in occasione di una cena durante le vacanze di Natale del 2017. Lì nacque l’idea di candidarla al Senato in vista delle imminenti elezioni politiche, in cui Tesei vinse il collegio uninominale di Terni, ma già pensando a una sua possibile candidatura per le regionali.
Le dimissioni di Catiuscia Marini nell’aprile del 2019, a causa di un’inchiesta su presunti illeciti nei concorsi della sanità locale, accelerarono il processo. Tesei venne candidata come presidente della regione, in un’elezione che assunse subito un grande valore politico. Quelle furono le prime regionali dopo la crisi del primo governo di Giuseppe Conte, la rottura tra Lega e Movimento 5 Stelle e la rocambolesca formazione di un governo di orientamento opposto, sostenuto da M5S e PD, sempre con Conte come presidente del Consiglio. I dirigenti del PD riuscirono a convincere i leader del M5S a promuovere per la prima volta un candidato unitario, con lo scopo di rendere più solida un’intesa appena nata e ancora traballante. Fu un tentativo piuttosto confuso – uno tra i vari candidati proposti, Andrea Fora, di recente è passato con Forza Italia – e fallimentare, che mise in evidenza le grosse storture di quell’alleanza di governo e vide per la prima volta il successo della destra in una delle regioni storicamente considerate “rosse”, cioè in cui vinceva tradizionalmente il centrosinistra.
I cinque anni di governo di Tesei sono stati caratterizzati da un rapporto spesso conflittuale tra la presidente e le componenti più di destra della sua maggioranza, con ripetute tensioni tra la Lega e Fratelli d’Italia. La ricostruzione dei comuni colpiti dal terremoto del 2016 e la gestione tribolata della sanità regionale sono state due tra le questioni più importanti che la sua giunta ha dovuto gestire, oltre ovviamente alla pandemia. L’economia regionale ha sofferto più di altre gli effetti del Covid e poi della crisi energetica, con un attenuamento del dinamismo delle imprese segnalato anche da Banca d’Italia. È andato meglio invece il mercato del lavoro, con tassi di occupazione tendenzialmente in crescita, sfruttando anche il buon andamento degli investimenti pubblici legati ai fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il piano finanziato dall’Unione Europea per favorire la ripresa dalla pandemia.
La sanità, in particolare, è forse il tema su cui il dibattito in campagna elettorale è stato più accalorato. Fin dall’inizio fece discutere la scelta di nominare un assessore veronese, Luca Coletto, già responsabile della sanità per la giunta veneta di Luca Zaia e poi sottosegretario nel primo governo di Conte. L’idea era un po’ quella di sfruttare le competenze maturate in una regione virtuosa, e promuovere così anche la sanità umbra al livello delle migliori regioni del nord. L’operazione è riuscita solo in parte, almeno a giudicare dall’ultimo rapporto sul Sistema sanitario nazionale della Fondazione GIMBE, secondo cui l’Umbria è la settima per qualità del sistema sanitario, un po’ meglio di Marche e Lazio ma comunque dietro alla Toscana, solo per stare all’area del centro. Nel contempo, le ristrettezze di bilancio hanno costretto Tesei a ridurre la spesa sanitaria, anche a costo di dover chiudere o ridimensionare alcuni ambulatori e alcuni presidi ospedalieri: è successo per esempio a Spoleto e a Orvieto, generando grosse polemiche.
La candidata del centrosinistra è invece Stefania Proietti, 49enne di Assisi e anzi, più precisamente, di Costa di Trex, una piccola frazione del comune arroccata sulle pendici del Monte Subasio, dove Proietti vive, contribuendo ogni anno all’organizzazione della Festa della Montagna, un evento piuttosto partecipato. Chi la conosce racconta che suscitò qualche perplessità tra amici e famigliari la sua scelta di diventare ingegnera meccanica, in un momento in cui di donne impiegate in quel settore non ce n’erano molte: Proietti, in particolare, si specializzò nel campo energetico, appassionandosi precocemente agli studi sul cambiamento climatico e diventando una delle principali esperte in Italia sul tema.
La sua esperienza politica, dopo anni di attivismo legato alle iniziative dei frati francescani di Assisi, iniziò nel 2016. Il centrosinistra locale, che attraversava una fase piuttosto complicata, le propose di presentarsi come candidata per Assisi, un comune che il centrodestra governava ininterrottamente da vent’anni. Vinse al ballottaggio, smentendo i pronostici e battendo una figura molto nota della politica locale, Giorgio Bartolini, già più volte sindaco in passato, approfittando anche di alcune divisioni nel fronte dei moderati. Quella era stata una tornata elettorale negativa per il PD, che subì le sconfitte a Roma e a Torino da parte del M5S con Virginia Raggi e Chiara Appendino: la vittoria di Proietti fu una delle poche buone notizie. Cinque anni dopo, con un apprezzamento consolidato e cresciuto, vinse agevolmente al primo turno. Dal 2021, poi, è anche presidente della provincia di Perugia.
Proietti ha sempre tenuto a mantenere il suo profilo di civica indipendente, rifiutando le varie proposte di candidatura e di affiliazione che le sono state avanzate sia dal PD che dal M5S locale. E proprio questa sua caratteristica ha favorito, nei mesi scorsi, l’intesa dei vari partiti del centrosinistra sul suo nome in vista delle regionali. Ma la sua indipendenza ha anche generato qualche polemica, durante la campagna elettorale.
È infatti molto vicina a Marco Tarquinio, ex direttore del quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) Avvenire, eletto lo scorso giugno europarlamentare con il PD e come lei originario di Assisi. Proietti stessa è da sempre legata all’attivismo francescano di Assisi e lo stesso impegno per l’ambiente è per lei connesso a una concezione francescana e religiosa. In quest’ambito ha lavorato in gruppi di studio e comitati promossi dalla CEI. Su alcuni temi ha quindi idee conservatrici più vicine a quelle della Chiesa che non a quelle di un gran pezzo del centrosinistra.
Da sindaca della città che è la sede d’arrivo della annuale “marcia per la pace”, Proietti ha espresso la sua perplessità sull’invio delle armi occidentali in favore della resistenza ucraina, facendo arrabbiare i partiti più moderati che la sostengono, e anche un pezzo dello stesso PD. Al contempo, alcune sue dichiarazioni sulla sua contrarietà personale all’aborto e sulle pratiche di eutanasia, oltre alle sue cautele rispetto alle unioni civili e ai matrimoni tra coppie omosessuali, le hanno procurato qualche critica dall’ala più progressista della sua coalizione.
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