«Non c’è l’uomo della provvidenza in questa regione, c’è una classe dirigente che è cresciuta anche grazie a Michele Emiliano. Se i pugliesi mi chiederanno di candidarmi non mi tirerò indietro». Oltre a questa rassicurazione, nessuna nuova sui tempi per l’ufficializzazione della candidatura alle Regionali da parte di Antonio Decaro. L’europarlamentare Pd, ospite ieri mattina dell’incontro organizzato da Lecce Città Pubblica in dialogo con l’ex sindaco di Lecce Carlo Salvemini, ha infatti svicolato sulle domande dirette sulla sua corsa da presidente della Regione ma senza perdere di vista uno solo dei temi sul tappeto, a partire dall’Autonomia differenziata, con la pronuncia della Corte costituzionale che ha dato ossigeno al centrosinistra premiando l’opposizione di gran parte delle classi dirigenti del Mezzogiorno.
Le frasi
«La pronuncia della Corte aiuta a frenare una norma in controtendenza rispetto a quanto accade in Europa – commenta Decaro, che in Europa ci è arrivato forte di 500mila preferenze – ma anche rispetto alle posizioni di questo governo, che invece cerca di accentrare le risorse. Il ministro non ci ha ancora dato il denaro degli Fsc – prosegue l’ex sindaco di Bari – perché vuole conoscere nel dettaglio i progetti. Lo stesso accadde con il Pnrr, con il governo che voleva sapere come sarebbero stati gestiti i fondi dai comuni scavalcando le amministrazioni comunali. Una dicotomia notevole soprattutto in una situazione geopolitica che ci obbliga a stare insieme».
Decaro rivendica il lavoro per il ricorso portato avanti anche dalla Puglia e poi entra nel merito: il tema dell’invarianza è particolarmente caro ai due ex sindaci, che hanno lavorato fianco a fianco anche in Anci. Decaro ricorda il meccanismo della perequazione istituito durante la sua presidenza Anci. E ricorda i 29 milioni chiesti per riequilibrare questo meccanismo. «Ci dissero che non li avevano, ora mi chiedo dove troveranno gli 80 miliardi per finanziare i Lep?».
«Questa legge scritta male e lontana dai principi costituzionali che sembrava un treno in corsa è stata fermato dai cittadini – aggiunge Carlo Salvemini -. Il merito è di tutta la comunità che ha voluto segnare una trincea.
La Puglia – prosegue – non è stata tra le regioni che avevano sottoscritto le preintese ed è stata alla guida di questo percorso: ora sappiamo che il modello di federalismo pensato da Calderoli e dalla Lega non vedrà la luce e questo è già un risultato».
Il futuro
Una volta preso fiato, il cenrosinistra deve infatti guardare al futuro, anzitutto definendo alleanza solide che al momento sembrano però vacillare. La definizione più lineare di quello che dovrebbe essere il campo largo arriva da Carlo Salvemini: «Il campo largo è rappresentato da tutti gli italiani che non si riconoscono nel centrodestra e che non l’hanno votato. E sono più del 50 per cento – dice Salvemini -. Schlein ha avviato un lavoro molto paziente per definire la spina dorsale di una coalizione di forze che si propone per l’alternativa. Questi ultimi anni – continua l’ex sindaco di Lecce – hanno definito molto bene il profilo della classe di governo che abbiamo in Italia. Molti impegni stanno venendo meno.
Del campo largo parla anche Decaro, che in un’ottica regionale guarda con fiducia alla compattezza con Giuseppe Conte e fa appello alla credibilità: «Se vogliamo trovare le cose che ci dividono le troviamo anche in questa sala o in casa nostra – aggiunge Decaro -: non saremo credibili se arriviamo alla campagna elettorale litigando come stiamo facendo in queste ore mentre andiamo a votare per le Regionali. Dobbiamo superare i personalismi e le faide che ci stiamo portando appresso. La campagna elettorale per le Politiche ci deve essere d’insegnamento.
Infine, forse l’unica vera sorpresa da parte di Decaro, il passaggio sulla Commissione europea che resta in stand-by per il braccio di ferro tra popolari e socialisti sulla vicepresidenze. «Sapete cosa penso di Raffaele Fitto, è stato il mio avversario politico per tanti anni e ci ho litigato fino a qualche settimana fa sul Pnrr ma non è un antieuropeista né un sovranista, provate a pensare se ci avessero mandato Fontana o La Russa. Di Fitto – prosegue Decaro – non troverete una sola dichiarazione contro l’Europa ed è una persona con cui si può ragionare. Lo stallo riguarda lo spostamento della maggioranza a destra. Credo che mercoledì si risolverà tutto e passeranno entrambi, sia Fitto sia la spagnola Teresa Ribera».
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