17.50 – domenica 17 novembre 2024
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Quali sono le condizioni del Cara di Bari, il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo, dove pochi giorni fa è morto un ragazzo di 33 anni della Nuova Guinea dopo aver chiesto invano aiuto e dove adesso si trovano anche i 12 migranti fatti rientrare in Italia dal centro di trattenimento in Albania? A ricostruire l’intera vicenda è Alessandro Sortino, nel servizio de “Le Iene” in onda stasera, domenica 17 novembre, in prima serata, su Italia 1.
Attraverso immagini esclusive, l’inviato ha documentato: stanze sovraffollate, bagni in condizioni igieniche pessime, un presidio medico insufficiente; i migranti mentre scavalcano i cancelli alle 4 di mattina per andare a lavorare nei campi, mentre altri, non registrati nel circuito di accoglienza, entrerebbero illegalmente aggravando la diffusione di malattie come scabbia e tubercolosi.
I Cara non sono delle prigioni, i richiedenti asilo hanno libera uscita. Ma di notte il cancello è chiuso, proprio nelle ore in cui le aziende agricole convocano i migranti per lavorare. Per questo motivo sono costretti a scavalcare una recinzione alta diversi metri e attraversare pericolosamente una ferrovia al buio. Su quei binari sono morti tre migranti negli ultimi anni.
Molti degli stranieri che fuggono di notte dal centro lavorano in nero, ma alcuni hanno anche un contratto. «Noi facciamo il Made in Italy – raccontano i migranti alla Iena – l’olio extravergine di oliva, i pomodori. Ma per andare a lavorare rischiamo di romperci una gamba o di perdere la vita». In merito a questo, il Prefetto Francesco Russo raggiunto dalla Iena ha commentato: «Lo scavalcamento della recinzione, accompagnato spesso dall’attraversamento dell’attigua sede ferroviaria, è uno degli aspetti maggiormente attenzionati». Ma dalle immagini del servizio sembrerebbe il contrario.
Dietro la gestione del Cara ci sarebbe un grande paradosso. In Albania il governo italiano ha speso 62 milioni di euro per costruire i centri per migranti e spenderà 134 milioni ogni anno per i prossimi 5 anni per gestirli. A queste spese, si aggiungono i costi milionari per far rientrare i migranti in Italia con la nave Libra quando il tribunale rigetta il loro trattenimento se, per esempio, provengono da Paesi non sicuri. Cosa che è già successa due volte.
Nei centri di accoglienza italiana, invece, ci sono stati solo tagli. Negli ultimi anni si sarebbe passati da 35 euro a migrante al giorno a 24 euro al giorno. E nello specifico del Cara di Bari? Lo Stato stanziava 19 milioni di euro all’anno per gestire questa struttura. Oggi la prefettura ha dato in appalto lo stesso centro per 16 milioni divisi in tre lotti. Il lotto che riguarda i servizi amministrativi, fornitura di beni e assistenza medica, è stato affidato alla Onlus siciliana “La mano di Francesco”, per un importo di 2 milioni e 981 milioni di euro.
Con un ribasso dell’8% rispetto alla precedente gestione. E così non si riuscirebbe a trovare i soldi per tenere aperto il cancello del Cara e per reperire un semplice pulmino che consenta ai richiedenti asilo di raggiungere al mattino presto i campi dove si raccolgono i prodotti vanto del Made in Italy.
Il 4 novembre una morte ha scosso il Cara di Bari: quella mattina Soumaoro Bangaly si è spento all’ospedale San Paolo di Bari. Era originario della Nuova Guinea, aveva 33 anni e l’ultimo anno e mezzo lo aveva vissuto nel centro per richiedenti asilo, in attesa della risposta per i documenti. Attorno alla sua morte indaga la Procura, che ha aperto un fascicolo in cui risulterebbero nove indagati, tra infermieri e medici sia del Cara che dell’ospedale di Bari. Gli inquirenti vogliono capire se il migrante poteva essere salvato, se si poteva fare di più a livello medico. Gli ospiti del centro raccontano all’inviato che «Gli è stato dato solo del paracetamolo» e che «Dal 2 novembre Soumaoro chiedeva medicine e diceva di sentirsi molto male, con forti dolori alla pancia».
Peccato che la notte il presidio medico del Cara sarebbe chiuso e la domenica sarebbe sprovvisto di medico. Il lunedì Soumaoro viene portato al Pronto Soccorso, ma è troppo tardi. «Noi operatori abbiamo paura, siamo troppo pochi e non riusciamo a fare tutto», ha rivelato ad Alessandro Sortino in esclusiva una fonte interna al CARA, spiegando come sono andate le ultime ore di vita del trentatreenne guineano. La fonte interna del Cara ammetterebbe anche una situazione sanitaria grave all’interno del centro: «Abbiamo tantissimi casi di tubercolosi, di Hiv e di scabbia. E non siamo a conoscenza di tutti quelli che entrano nel centro. Ci sono anche molti illegali, quelli che sono lì ma non dovrebbero esserci. Scavalcano ed entrano. A volte dormono anche nel centro». Si tratterebbe di persone che non farebbero parte del circuito di accoglienza, che entrerebbero senza controlli e potrebbero aggravare la diffusione di malattie.
Inoltre, un’altra irregolarità è quella del cosiddetto pocket money: la diaria quotidiana di 2,50 euro che dovrebbe essere corrisposta ogni giorno ai migranti. Il Cara di Bari invece di consegnare agli ospiti del denaro, darebbe loro una scheda telefonica ricaricabile del valore di 5 euro ogni due giorni. Alessandro Sortino ha dimostrato che dietro il pocket money si sarebbe creato un giro di mercato nero.
Le telecamere delle Iene hanno registrato la vendita illegale di queste schede nei negozi di telefonia vicino alla stazione di Bari. Eppure, il decreto del Ministero dell’Interno su questo punto è chiaro: “Il pocket money è esclusivamente inteso quale importo in denaro, liberamente spendibile dallo straniero e non convertibile in altri beni suscettibili di rivendita, da consegnare in contanti oppure mediante accredito su carte prepagate e ricaricabili, escluse carte telefoniche o similari”. Insomma, pure sui soldi che spettano loro di diritto i migranti verrebbero ingannati: in tasca gli arriverebbe solo quello che riescono a ottenere dal mercato nero delle carte telefoniche.
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