Dopo decenni, il Ponte di Messina potrebbe diventare realtà. Il progetto è stato approvato e i lavori inizieranno a breve.
Il Ponte sullo Stretto di Messina rappresenta una delle infrastrutture più ambiziose e dibattute nella storia recente dell’Italia. Il progetto, che ha attraversato più di 40 anni di riflessioni, progettazioni, rallentamenti e ripensamenti, è stato oggetto di discussione politica, economica e tecnica, con lo scopo di collegare la Sicilia al resto della penisola attraverso una struttura imponente.
Il primo studio risale agli anni ‘80, ma è negli ultimi decenni che il dibattito si è intensificato, anche alla luce dei progressi tecnici e delle sfide politiche che hanno impedito l’effettiva realizzazione. Negli ultimi anni, il progetto è stato riavviato con nuovi slanci, tra cui l’approvazione del parere positivo della Commissione Via-Vas nel 2024, con una serie di prescrizioni, molte delle quali riguardano la salvaguardia ambientale.
L’introduzione di prescrizioni su impatti ecologici, rischi di vibrazioni e gestione delle risorse evidenzia un aspetto fondamentale: il progetto deve essere valutato non solo dal punto di vista economico e infrastrutturale, ma anche in relazione alle ricadute ambientali e sociali, che devono essere monitorate e minimizzate.
Il progetto, tra presente e passato
Come accennato prima, il progetto di realizzare un ponte che colleghi la Sicilia con la Calabria ha avuto inizio negli anni ‘80, ma a causa di problemi politici, economici e ambientali, è stato soggetto a continui rinvii. Negli anni successivi, sono emersi diversi piani progettuali, alcuni dei quali includevano la costruzione di un ponte sospeso e altri di natura più conservativa. Tuttavia, nonostante l’iniziale entusiasmo e il sostegno da parte di vari governi, la realizzazione dell’opera è stata ostacolata da difficoltà legate alla fattibilità tecnica e agli impatti ecologici. L’opera ha visto un nuovo impulso con il recente approccio governativo volto a rilanciare il progetto, culminando nel parere favorevole della Commissione Tecnica di Valutazione dell’Impatto Ambientale (Via-Vas) che ha approvato la compatibilità ambientale dell’opera, pur imponendo una serie di prescrizioni.
Nel novembre del 2024, la Commissione Tecnica di Valutazione dell’Impatto Ambientale, rinnovata a luglio dello stesso anno, ha espresso un parere positivo sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto, ma con importanti prescrizioni. Queste prescrizioni richiedono modifiche significative al progetto, sia dal punto di vista ambientale che tecnico. Il parere si concentra su vari aspetti, inclusi l’impatto sull’ambiente naturale, marino e agricolo, nonché sulle opere a terra, la gestione delle risorse e la gestione dei rischi, come quelli relativi a rumori e vibrazioni. Non si tratta di un via libera definitivo, ma di un invito a rispettare precise condizioni tecniche e ambientali in fase di progettazione esecutiva, per evitare danni irreversibili all’ecosistema circostante e garantire la sostenibilità del progetto a lungo termine.
Le sfide ambientali
Le obiezioni sollevate dalla Commissione Via-Vas riguardano principalmente la necessità di una più accurata valutazione degli impatti ambientali, tra cui quelli relativi alla gestione delle terre e alla valutazione dell’incidenza ambientale, che erano già state sollevate dalla precedente commissione. La Società Stretto di Messina, incaricata dell’opera, aveva dovuto rispondere a ben 239 obiezioni che riguardavano vari aspetti, tra cui il piano di utilizzo delle terre, le procedure di valutazione di impatto e la gestione dei costi-benefici.
La Commissione aveva infatti richiesto maggiore chiarezza sul contesto sociale, economico e politico in cui il ponte andrà a inserirsi, così come una definizione più precisa dei costi di investimento, manutenzione e gestione dell’infrastruttura. La salvaguardia ambientale e il rischio che l’opera possa danneggiare irreparabilmente l’ecosistema circostante sono questioni che continuano a sollevare preoccupazioni da parte di enti e organizzazioni, come Cgil e Legambiente, che si sono espresse in modo critico nei confronti della realizzazione del ponte.
Mancano alcune certificazioni importanti
Dopo il parere favorevole della Commissione Via-Vas, la “pratica” del Ponte sullo Stretto dovrà passare all’esame del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), che dovrà affrontare ulteriori sfide legate alla sicurezza e alla compatibilità sismica dell’opera. Un tema rilevante riguarda la mancanza di una certificazione anti-sismica da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), in un’area sismica particolarmente attiva come quella dello Stretto di Messina. In aggiunta, il Cipess dovrà affrontare anche il divieto di edificazione su faglie sismiche previsto da una circolare della Protezione civile, un aspetto che continua a preoccupare gli esperti del settore.
Gli esperti e i consulenti, fino a questo momento, hanno fatto sapere che la struttura sarà progettata per resistere a sismi di magnitudo 7,5, contando che, in linea teorica, la struttura non dovrebbe poggiare su faglie attive. Inoltre, proprio per quanto riguarda l’ambiente, in questi mesi sono state monitorate le rotte migratorie di una moltitudine di specie, e solo alcune di esse sarebbero interessate dall’area nel quale verrà costruito il ponte. Inoltre, come ci ricordano un po’ tutti, la costruzione del ponte permetterebbe una riduzione della CO2 e una miglior salvaguardia dell’ambiente marino in quanto verrebbe ridotto l’uso di traghetti che giornalmente collegano la Sicilia e la Calabria. Tuttavia, le risposte definitive e le soluzioni per le problematiche ambientali e di sicurezza saranno determinanti per la realizzazione di un progetto che segnerà una tappa importante nella storia delle infrastrutture italiane.
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