Mentre leggevo questo articolo su come il Lago di Como sarebbe “vittima” del turismo di massa, mi sono chiesto: davvero possiamo considerare un problema ciò che ha portato opportunità economiche e visibilità globale a un territorio così straordinario? Certo, non nego che la gestione dei flussi turistici sia una sfida. Ma demonizzare un fenomeno che ha arricchito non solo il portafoglio ma anche la cultura del lago significa perdere di vista il quadro generale.
Il turismo come salvezza, non come nemico
Negli anni, il Lago di Como è passato da essere una destinazione di nicchia a un brand internazionale, e questo non è un caso. La bellezza naturale e il fascino storico hanno trovato nel turismo un alleato per preservare il territorio, non per distruggerlo. Ville storiche restaurate, borghi rivitalizzati, nuove attività e posti di lavoro: questi sono i benefici tangibili di un fenomeno che alcuni definiscono “overtourism”.
Il punto è semplice: senza il turismo, molte delle ville che oggi ammiriamo sarebbero abbandonate, e i piccoli borghi del lago rischierebbero di trasformarsi in villaggi fantasma. Invece, grazie all’arrivo di visitatori da tutto il mondo, questi luoghi hanno potuto reinventarsi, creando nuove opportunità per residenti e imprenditori.
La narrativa del “lago soffocato” è fuorviante
Chi sostiene che il turismo di massa stia “soffocando” il Lago di Como spesso dimentica che i problemi di sovraffollamento o di viabilità non sono il risultato diretto del turismo, ma della mancanza di pianificazione e infrastrutture adeguate. Non è il turismo a essere il nemico, ma la nostra incapacità di gestirlo in modo efficace.
È facile puntare il dito contro George Clooney o le multinazionali alberghiere, ma la realtà è che queste presenze hanno dato al lago una visibilità che mai avrebbe raggiunto altrimenti. Grazie a questo, le economie locali hanno visto un impulso straordinario, con un aumento del 46,6% degli occupati nel settore turistico tra il 2016 e il 2023. Questi numeri raccontano una storia diversa: il turismo di massa, se ben gestito, è una risorsa.
Un turismo inclusivo e sostenibile è possibile
L’idea che il turismo di lusso e quello di massa siano inconciliabili è miope. La bellezza del Lago di Como sta nella sua capacità di accogliere visitatori di ogni tipo, offrendo esperienze uniche sia a chi cerca un soggiorno in un hotel a cinque stelle sia a chi si accontenta di un’escursione in giornata. Invece di criticare il turismo, dobbiamo concentrarci su come migliorare l’accoglienza. Per esempio: migliorare i trasporti pubblici e creare parcheggi adeguati per decongestionare il traffico; introdurre sistemi di prenotazione per le attrazioni più affollate, evitando caos e sovraffollamento; promuovere borghi meno conosciuti, distribuendo i visitatori su tutto il territorio per ridurre la pressione sui centri principali.
Il turismo non deve essere visto come un problema da risolvere, ma come un’opportunità da valorizzare.
Il turismo garantisce il futuro del lago
Non dimentichiamoci che, storicamente, il Lago di Como ha sempre vissuto di un’economia legata all’acqua e al territorio: dalla pesca alla seta, fino al turismo, che oggi rappresenta il settore più promettente. Bloccare o limitare il turismo significherebbe rinunciare a questa fonte di ricchezza.
La nostalgia di un lago silenzioso e incontaminato può essere romantica, ma non è realistica. Soprattutto, non tiene conto delle esigenze dei residenti, che hanno bisogno di opportunità lavorative e di una comunità viva e prospera.
Non un problema, ma una risorsa da gestire
Invece di lamentarci del successo del Lago di Como, dobbiamo imparare a gestirlo. La critica sterile al turismo di massa rischia di alienare le opportunità che esso porta. Certo, ci sono sfide, ma affrontarle con soluzioni concrete è il compito di chi vuole veramente il bene del territorio.
Il turismo è il motore che può garantire un futuro sostenibile al Lago di Como, preservando la sua bellezza e offrendo un motivo per cui giovani e famiglie decidano di restare, invece di andarsene.
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