Il mercato ittico? Lo facciamo in campagna
Non è uno scherzo: è la proposta che un gruppo di cittadini sta facendo al Comune di Rimini per evitare che venga realizzato sul porto canale in riva sinistra in un’area di proprietà comunale e da sempre con destinazione legata alle attività del porto: dalla cantieristica al mercato all’ingrosso del pesce.
Era la seconda condizione (la prima era la realizzazione della darsena) per il via libera al residenziale nell’area. La prima delibera di approvazione del “Progetto integrato della zona portuale e delle aree limitrofe” è del 6\12\1994 (Prima giunta Chicchi). L’area oggetto di contestazione da parte dei cittadini doveva essere ceduta al Comune di Rimini per “consentire la razionalizzazione e riorganizzazione delle attività di cantieristica, assistenza alla nautica e pesca esistenti.”
Pertanto, dire che non c’è stato confronto con i cittadini è semplicemente un falso. La variante darsena è stata discussa per anni nella città e nella zona interessata con affollate assemblee di residenti e operatori economici. La realtà è che i cittadini che ora protestano sono andati ad abitarvi dopo le scelte del Comune ed oggi si oppongono per evitare eventuali disagi legati alla nuova attività del mercato Ittico.
Non corrisponde al vero neanche che quella è una zona con vocazione turistica. In questo caso è un’area legata alle attività del porto, pesca compresa.
Previsioni ribadite anche in altri atti compreso l’accordo territoriale con la Provincia del 2021.
Definire quell’intervento una cementificazione nel 2024, appare alquanto discutibile e molto strumentale in un momento di particolare sensibilità per il clima. Eventualmente (ma non sono d’accordo) si doveva mettere in discussione tutta la variante darsena negli anni ’90.
Le proposte che avanzano i cittadini del comitato sono sostanzialmente due:
- Ristrutturare l’attuale mercato ittico all’ingrosso distante pochi metri dal nuovo
- Oppure spostare il nuovo mercato ittico all’ingrosso al Caar (centro agroalimentare) di Rimini Nord.
L’onorevole Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde, avrebbe fatto molto meglio informarsi in maniera approfondita invece di inviare una lettera aperta al sindaco in cui dice che “il mercato ittico di via sinistra del porto potrebbe e dovrebbe essere un esempio di rigenerazione urbana: recuperando aree già edificate e in parte inutilizzate come per esempio vicino al CAAR e al casello autostradale”. Infatti, come dovrebbe immaginare l’onorevole Bonelli, sono state prese in considerazione anche soluzioni alternative. La prima non è percorrebile per problemi di spazi (ristrutturazione dell’attuale mercato ittico), la seconda per evidente irrazionalità. Con il mercato ittico in campagna il pesce che al porto scende dai pescherecci dovrebbe essere caricato su mezzi di trasporto e portato all’asta a Santa Giustina. Poi chi compra il pesce lo deve a sua volta caricare su altri mezzi e portarlo a destinazione. E dove? Buona parte del prodotto ittico (circa l’80%) è destinato alla vendita al mercato coperto di Rimini. Con quale impatto ambientale, è facile calcolarlo.
Da ultimo e non certo per importanza, il mercato ittico all’ingrosso sta funzionando tutt’ora nella vecchia sede e vede arrivare nei giorni d’asta (dal martedì al venerdì) circa 30 barche.
Non risultano disagi per la viabilità per i cittadini residenti pur lavorando in una struttura non adeguata ai tempi. Tralascio di commentare altri argomenti da parte del comitato, come la viabilità in occasione delle fiere che evidentemente non c’entra nulla con il mercato del pesce la cui attività termina in orari ben precedenti al traffico dovuto alle manifestazioni.
Spiace solo, che una struttura moderna per la nostra pesca, i lavoratori e gli imprenditori del settore venga presa a “pesci in faccia” per l’egoismo di alcuni residenti della zona.
In Emilia-Romagna crolla l’occupazione
Oggi si vota per le regionali, mi auguro che ci sia una buona affluenza e un successo del centrosinistra con il candidato Michele De Pascale. Una campagna elettorale inevitabilmente sottotono non essendoci i riflettori nazionali e direi tutto sommato corretta da parte dei due principali candidati, Elena Ugolini e Michele De Pacale.
Solo una piccola pillola, più di colore che di politica.
Diceva la candidata del centrodestra qualche giorno fa (Resto del Carlino dell’11 novembre): “Ci sono comuni governati in modo diverso, liberi, in cui si può lavorare e vivere senza avere la tessera. Abbiamo bisogno che questo cambiamento iniziato da tanti anni arrivi anche in regione”.
Cavolo, mi sono detto, siamo messi male. Se per lavorare nei comuni amministrati dal Pd ci vuole la tessera siamo di fronte ad una catastrofe per l’occupazione di dimensioni europee. Come è noto, il numero di iscritti ai partiti, compreso il Pd, negli ultimi anni è crollato. Il Pd di Rimini conta ad esempio circa 700 iscritti. Direi decisamente pochi per rispondere a tutte le domande di lavoro.
Spiace che una persona colta e “moderata” come la preside Ugolini vada dietro a queste stupidaggini.
Buon voto.
L’aeroporto così non decolla
«Al di fuori della summer season l’aeroporto di Rimini effettua cinque voli a settimana: non basta, così il Fellini non può reggere, né tutelare i lavoratori impiegati, perché una delle necessità della struttura è quella di estendere la propria attività nei restanti periodi dell’anno». Lo ha detto, in occasione della conferenza stampa di presentazione di ’Oggi è domani – Piano del lavoro 2024’ della Cgil, il responsabile Filt Massimo Bellini. «La politica – ha aggiunto – deve porsi interrogativi riguardo all’aeroporto. A partire da una domanda fondamentale: ci crede nell’aeroporto o no? Mi sento dire: ’l’aeroporto è di un privato’. Ma è il gestore a essere un privato. La sede dello scalo è demaniale, del pubblico, è nostra. E noi oggi siamo fermi alla ’stagione estiva”
Condivido l’analisi di massimo Bellini.
In più occasioni ho sottolineato che l’aeroporto di Rimini fa numeri bassi e una parte delle rotte sono rivolte all’outgoing (turismo in uscita). La Regione ha anche recentemente investito importanti risorse finanziarie sul “Fellini” (9 milioni di euro di fondi europei) per interventi di riqualificazione dell’aeroporto. E’ importante ora realizzare un nuovo piano industriale con il coinvolgimento non solo delle istituzioni, ma anche delle categorie economiche del nostro territorio per i prossimi tre che indichi con nettezza gli obiettivi realizzabili.
Maurizio Melucci
(In apertura: L’area dove verrà realizzato il nuovo mercato ittico in adiacenza della cantieristica sul porto)
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