Figura 1 – Congestione urbana
Abstract
Prima degli anni Novanta, il trasporto collettivo in Italia era sostenuto da un modello basato su basse tariffe, bassi corrispettivi per il servizio pubblico e una qualità limitata, favorendo la crescita del trasporto privato e il traffico su gomma. Questo approccio si allineava alla motorizzazione di massa, alimentata dal boom economico postbellico, ma le crisi petrolifere degli anni Settanta hanno messo in discussione la sostenibilità di tale modello. Con l’emergere di nuove sfide come la congestione urbana e la crescente consapevolezza ambientale, si rese necessario un cambiamento. Tuttavia, nonostante gli sforzi per riformare il sistema attraverso l’aumento dei corrispettivi per il servizio pubblico, il miglioramento della qualità e la promozione della sostenibilità non furono raggiunti. Il processo di trasformazione è stato ostacolato da inefficienze e dalla crisi economica del 2007, lasciando il sistema di trasporto collettivo incapace di competere efficacemente con il trasporto privato.
Keywords: modello di trasporto pubblico, tariffe, oneri di servizio pubblico.
Prima degli Anni Novanta: Evoluzione e Limiti del Trasporto Collettivo in Italia
Fino agli anni Novanta, il sistema di trasporto collettivo in Italia, con l’eccezione del trasporto aereo, si basava su tre principi: basse tariffe per i passeggeri, bassi corrispettivi per gli oneri di servizio pubblico e una qualità generalmente scarsa del servizio. Questo modello, volto a favorire la mobilità accessibile, ridusse drasticamente la quota di mercato del trasporto collettivo a vantaggio del trasporto privato su gomma.
Durante il “miracolo economico” del dopoguerra, l’Italia fece affidamento sulla produzione di automobili, sullo sviluppo di infrastrutture stradali e autostradali e su un crescente utilizzo dell’energia fossile. L’auto divenne il simbolo del progresso economico e della mobilità personale, incentivata dall’espansione della rete autostradale. Tuttavia, le crisi petrolifere degli anni Settanta evidenziarono i limiti di questo modello, con un aumento dei costi di mantenimento del trasporto automobilistico di massa. Di conseguenza, si iniziò a riflettere sulla sostenibilità a lungo termine di un sistema di mobilità incentrato quasi esclusivamente sul trasporto privato.
Sfide del Sistema di Trasporto negli Anni Novanta
Due grandi sfide emersero a partire dagli anni Novanta:
- Congestione Urbana: Il traffico privato nelle città, soprattutto nelle aree metropolitane come Roma e Milano, raggiunse livelli insostenibili, con un aumento del tempo di spostamento e una riduzione della qualità della vita.
- Sensibilità Ambientale: La crescente consapevolezza dell’impatto negativo del trasporto privato sull’ambiente, con alti livelli di emissioni inquinanti, fece emergere la necessità di trovare soluzioni più ecologiche e sostenibili.
La Necessità di una Transizione Energetica
Nonostante l’aumento dei prezzi del petrolio causato dalle tensioni internazionali, negli anni Ottanta e Novanta l’Italia non era ancora pronta a una completa transizione verso fonti di energia pulite. Tuttavia, si cominciò a riorganizzare il settore dei trasporti attraverso l’aumento dei corrispettivi per gli oneri di servizio pubblico, nel tentativo di mitigare l’impatto finanziario sul trasporto pubblico.
Figura 2 – Mobilità sostenibile: quale ruolo per il digitale e per l’ESG @Statista2023
Obiettivi del Nuovo Modello di Trasporto
Negli anni Novanta, il nuovo modello di trasporto puntava a ridisegnare il sistema di mobilità collettiva con obiettivi ambiziosi:
- Riduzione della Congestione Urbana: Si cercava di migliorare l’efficienza del trasporto pubblico per ridurre il numero di veicoli privati in circolazione. Tra le misure adottate vi furono il potenziamento delle reti di autobus, tram e metropolitane, l’introduzione di sistemi di bigliettazione integrati e la creazione di zone a traffico limitato (ZTL) e parcheggi di interscambio per disincentivare l’ingresso di auto nei centri urbani.
- Promozione della Sostenibilità Ambientale: Si puntava a ridurre l’impatto ambientale del trasporto, promuovendo l’uso di mezzi meno inquinanti come autobus elettrici e treni a basse emissioni. Parallelamente, si incentivarono la mobilità ciclabile, i percorsi pedonali sicuri e il car sharing. L’obiettivo era ridurre le emissioni di CO2 e migliorare la qualità della vita urbana.
- Aumento della Qualità del Servizio Pubblico: Per competere con il trasporto privato, era necessario migliorare la qualità del trasporto pubblico. Questo significava aumentare la frequenza delle corse, garantire puntualità e sicurezza, e facilitare le connessioni intermodali tra diversi mezzi di trasporto per offrire un servizio più competitivo rispetto all’auto privata.
- Intermodalità: Si puntava a integrare diversi mezzi di trasporto in un unico sistema coerente, facilitando il passaggio da un mezzo all’altro e sincronizzando gli orari. L’integrazione dei sistemi di bigliettazione e la creazione di hub intermodali avrebbero dovuto migliorare la continuità dei viaggi.
Figura 3 – Tariffe in zona Milano
Esiti della Trasformazione
Nonostante le riforme ambiziose, gli esiti della trasformazione furono spesso insoddisfacenti:
- Persistente Congestione Urbana: Nonostante alcuni progressi, la congestione urbana rimase un problema. La crescita della popolazione urbana, l’aumento dei veicoli privati e la mancanza di investimenti adeguati nel trasporto pubblico impedirono di ottenere risultati significativi. Le ZTL e i parcheggi di interscambio, pur utili, non furono sufficienti a ridurre drasticamente il traffico privato.
- Sostenibilità Limitata: Sebbene vi fossero alcuni successi, come l’introduzione di autobus a gas naturale e l’espansione delle infrastrutture ciclabili, i cambiamenti furono troppo lenti e limitati per fare una differenza sostanziale. L’inquinamento nelle città restò un problema serio.
- Qualità del Servizio Pubblico Stagnante: Nonostante l’aumento della spesa pubblica, la qualità del trasporto collettivo non migliorò sensibilmente. L’obiettivo di fornire un servizio più frequente, sicuro e confortevole non fu pienamente raggiunto, principalmente a causa della mancanza di investimenti nelle infrastrutture e nella manutenzione dei mezzi.
- Crisi Finanziaria e Aumento delle Tariffe: La crisi finanziaria del 2007 aggravò la situazione. Le risorse destinate al trasporto locale furono ridotte, mentre le tariffe aumentarono, peggiorando la qualità del servizio e allontanando ulteriormente gli utenti dal trasporto pubblico.
- Fallimento dell’Intermodalità: L’intermodalità, pur centrale nel nuovo modello di trasporto, non fu implementata in modo efficace. La scarsa integrazione tra i diversi mezzi di trasporto e la mancanza di infrastrutture adeguate limitarono l’efficacia del sistema intermodale.
Conclusioni
Le politiche pubbliche degli anni Novanta non riuscirono a incidere in modo decisivo sul miglioramento del trasporto pubblico. Nonostante l’urgenza di rispondere alla congestione urbana e alle problematiche ambientali, i risultati furono limitati. L’Italia non riuscì a promuovere un sistema di trasporto sostenibile ed efficiente, con un’inefficienza strutturale che impedì al trasporto collettivo di diventare una valida alternativa a quello privato. Le oscillazioni nelle politiche e l’insufficienza degli investimenti lasciarono il sistema di mobilità italiano in ritardo nel rispondere alle sfide del nuovo millennio.
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