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Siccità, esteso lo stato di emergenza in Basilicata


Italia del sud e allerta siccità, scatta lo stato di emergenza in Basilicata, o meglio, il Consiglio dei Ministri decide di ampliarlo.


La decisione arriva poiché la regione è una delle più esposte sul nostro territorio alla crisi idrica e coinvolge alcune zone specifiche.

Siccità: estensione dell’emergenza in Basilicata

Il Consiglio dei Ministri ha recentemente ampliato lo stato di emergenza per siccità, come ribadito in un comunicato stampa ufficiale, includendo due comuni della Basilicata, Anzi e Tito, situati in provincia di Potenza. La decisione è stata presa su proposta del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, e rappresenta una risposta al persistente stress idrico che colpisce la regione.

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La Basilicata, infatti, è una delle aree del Paese che più soffre per le carenze idriche, con ripercussioni significative su agricoltura, ambiente e qualità della vita dei suoi abitanti. La dichiarazione di emergenza per i due comuni estende il precedente provvedimento adottato il 21 ottobre 2024 e mira a mettere in campo risorse e misure straordinarie per contrastare l’emergenza in atto.

Nonostante il decreto del Consiglio dei Ministri abbia incluso Anzi e Tito, altre aree della Basilicata, come i comuni di Brienza e Marsico Nuovo, sono rimaste escluse dagli interventi straordinari. La selezione dei comuni beneficiari risponde a criteri specifici legati alla gravità della situazione idrica e alle priorità individuate dal governo per una gestione efficiente delle risorse limitate.

In questo scenario, l’autorità ha specificato che l’estensione dell’emergenza non comporterà costi aggiuntivi per la finanza pubblica, un dettaglio importante per assicurare la sostenibilità degli interventi senza pesare sul bilancio statale.

La crisi idrica in Basilicata non è un fenomeno isolato: s’inserisce in un quadro più ampio di cambiamenti climatici che sta trasformando la gestione delle risorse legate all’acqua in Italia e nel Mediterraneo.

L’aumento delle temperature e la diminuzione delle precipitazioni stanno portando a periodi di siccità sempre più prolungati, con un impatto pesante sulle riserve idriche. In Italia, tutto ciò ha convinto le autorità a dichiarare lo stato di emergenza in diverse regioni, adottando misure urgenti e di prevenzione per fronteggiare la crescente scarsità di acqua.

Anzi e Tito, due comuni principalmente agricoli e con una popolazione in crescita, risentono particolarmente di questa situazione: la carenza idrica ostacola l’agricoltura e mette a rischio i raccolti, aggravando la vulnerabilità economica della popolazione locale.

Come la politica cerca di supportare le emergenze ambientali

Parallelamente a questa estensione dello stato di emergenza, il CDM ha anche discusso e approvato l’idea di destinare 44 milioni di euro al Fondo per le emergenze nazionali, utilizzando risparmi di spesa del bilancio della Presidenza del Consiglio dei Ministri per supportare altre urgenze sul territorio nazionale, segno della crescente pressione che situazioni critiche come la siccità e le crisi economiche pongono sul sistema di allerte del Paese.

L’estensione dello stato di emergenza è un atto importante per la Basilicata, già fragile in termini di risorse idriche e fortemente esposta alle conseguenze del cambiamento climatico. Gli interventi previsti mirano non solo a tamponare l’attuale crisi, ma anche a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di adottare pratiche di risparmio idrico e di preservazione ambientale.

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In un periodo storico in cui l’accesso all’acqua diventa sempre più incerto, iniziative come queste possono contribuire a mitigare gli effetti della siccità, promuovendo anche nuove politiche per l’uso responsabile delle risorse naturali.

Nel contesto globale di emergenza climatica, la situazione della Basilicata riflette una realtà con cui molte aree d’Italia devono confrontarsi. La risposta istituzionale rappresenta, quindi, un tentativo di contenere le conseguenze più gravi e prepararsi a future sfide ambientali. Tuttavia, una soluzione a lungo termine richiederebbe investimenti in infrastrutture idriche, nuove tecnologie di irrigazione e politiche che incentivino una gestione sostenibile dell’acqua.





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