BAR, MIXOLOGY E COCKTAIL – La voce di Cristian Oliveri arriva vivace al telefono. È sera, sta tornando a piedi a casa dopo una giornata in tribunale. Avvocato penalista, insieme a Piero Zito è l’anima dietro progetti che hanno rivoluzionato il panorama dei cocktail a Palermo. “Abbiamo iniziato con un sogno: replicare il meglio che vedevamo nei bar internazionali, ma con un tocco siciliano”, racconta. Così, nasce prima il bar Magazzini 30 e poi la Palermo Cocktail Week (Palermo Cocktail Week – Palermo Cocktail Week 2024). Un evento giunto alla seconda edizione che vuole educare al bere responsabile e di qualità, nonché diffondere la cultura della mixology, in scena quest’anno dal 18 al 24 novembre con ben 22 locali coinvolti.
Palermo Cocktail Week
Ogni locale proporrà una selezione di cocktail esclusivi, creati per l’occasione, mettendo in risalto sia le tradizioni locali sia le tendenze internazionali. Oltre alle drink list speciali, il programma prevede masterclass tenute da esperti del settore, visite alle aziende e serate con special guest. Per ulteriori dettagli sul programma guarda il sito (Palermo Cocktail Week – Palermo Cocktail Week 2024).
L’INTERVISTA:
Cristian Oliveri, la tua carriera inizia in tutt’altro ambito. Come sei passato dall’essere avvocato a bar manager?
La mia passione per il mondo dei cocktail è nata viaggiando. In ogni capitale che visitavo, cercavo quei locali di ricerca dove potevi scegliere il ghiaccio, la tonica, o un drink servito in bicchieri di cristallo. Era un’esperienza che a Palermo mancava. Con tre amici abbiamo deciso di portare quel tipo di miscelazione in città. Così nel 2016 abbiamo aperto Magazzini 30: un cocktail bar e ristorante, un format inedito all’epoca da noi. Un locale che voleva fare tendenza, e devo dire che ci siamo riusciti: nei primi anni abbiamo portato a Palermo barman di fama internazionale e introdotto standard mai visti qui.
Cosa hai imparato da quell’esperienza?
Tantissimo. Dal drink cost alla gestione del magazzino, fino all’importanza della qualità delle materie prime. Puntavamo su etichette premium, come Caroni o il Louis XIII, e abbiamo creato una clientela pronta a spendere per bere meglio. C’è voluta tanta dedizione: io ero il bar manager, anche se non l’ho mai detto ad alta voce. Dormivo pochissimo, perché continuavo anche la mia carriera legale. Però quella passione mi ha fatto andare avanti.
È proprio questa passione che ti ha portato alla Palermo Cocktail Week…
Dopo sette anni di gestione del bar, mi sono accorto che il sud Italia non aveva un evento che unisse i professionisti del settore. I 50 Best Bars, per esempio, sembrano una realtà lontana: ruotano sempre attorno a nomi del nord o centro Italia, al di là dell’Antiquario di Alex Frezza di Napoli. Ho pensato che fosse il momento di fare rete qui, creando un evento che celebrasse il bere miscelato di qualità, ma in chiave territoriale. E con Piero Zito, già mio socio del locale, mi sono lanciato in quest’avventura.
Qual è stato il più grande risultato della Palermo Cocktail Week finora?
Senza dubbio, riunire 26 barman palermitani, molti dei quali non si parlavano nemmeno. Li ho messi tutti intorno a un tavolo e ho detto: “Questa è la vostra manifestazione, non la mia. Collaboriamo”. È stata una grande soddisfazione.
C’è un leitmotiv che unisce questa edizione?
Bere meglio e sapere cosa si beve. Vogliamo educare i clienti, insegnare loro cosa c’è dietro un cocktail, dalla scelta degli ingredienti alla storia del drink. È un modo per valorizzare il lavoro dei barman e avvicinare il pubblico alla cultura del bere consapevole.
Qual è il tuo obiettivo per il futuro della Cocktail Week?
Ho registrato il marchio non solo per Palermo, ma anche per la Sicilia. Il prossimo passo è trasformare l’evento in un progetto regionale: la Sicily Cocktail Week. Vorrei coinvolgere tutte le province e creare un sistema integrato che promuova l’eccellenza siciliana, con serate tematiche in diverse città e il coinvolgimento di più locali e professionisti. Non è facile, ma ci credo.
Una sfida ambiziosa…
Sì, è vero. Lavorando insieme possiamo però non solo raggiungere quegli standard, ma anche creare qualcosa di unico. La Sicilia ha una ricchezza culturale e gastronomica che il mondo intero ci invidia. Sta a noi valorizzarla e trasformarla in un punto di forza.
Testo a cura di Nicole Cavazzuti
Ph. credits Nicole Cavazzuti
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