Allarme per le nuove molecole acquistabili in Rete, a gennaio équipe specializzate negli ospedali. Vallacchi (Pd): «Il mondo delle dipendenze è cambiato, serve più collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore»
Oltre mille nuove droghe acquistabili online, dalla composizione e dagli effetti sconosciuti. Circa cento accessi al giorno nei pronto soccorso lombardi legati dovuti all’abuso di sostanze, con una media di 14 ricoveri. Tre numeri che raccontano la trasformazione del settore delle dipendenze e la necessità, ribadita venerdì in un convegno organizzato dal Pd al Pirellone, di un cambio di passo. «La riflessione non può che partire dalla legge regionale sulle dipendenze del 2020 che, anche per il blocco determinato dalla pandemia, non ha trovato ancora piena applicazione», dice la consigliera dem Roberta Vallacchi.
Sollecitazione presto raccolta dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso, che in apertura dell’incontro ha annunciato per gennaio l’avvio delle Esod, «équipe specializzate ospedaliere per le dipendenze» previste dalla legge 23 varata quasi cinque anni fa. Le Esod sono squadre multidisciplinari che si occuperanno di quei pazienti in gravi condizioni che hanno assunto sostanze sconosciute, i cui effetti sono quindi difficili da contrastare. «Quando arrivano in pronto soccorso — dice Bertolaso —, i nostri medici pur bravissimi non riescono a identificare quale tipo di droga è quella che li ha portati in ospedale». Per affrontare queste situazioni entreranno in gioco le Esod.
La sperimentazione, i cui dettagli saranno specificati nella delibera delle Regole 2025, dovrebbe partire dalla Maugeri di Pavia, sotto la guida di Carlo Locatelli, responsabile del Centro antiveleni e del Centro nazionale di informazione tossicologica. Nella clinica verrà allestito un primo reparto che si occuperà dei «codici rossi» legati all’abuso di sostanze. Per il Milanese, il progetto vedrà collaborare gli ospedali Sacco, San Paolo e Niguarda. Per l’Ats della Brianza, invece, saranno coinvolte le strutture di Lecco e il San Gerardo di Monza e probabilmente i letti saranno allestiti all’ospedale di Merate. «Alla fine ci saranno una ventina di posti — stima Bertolaso —. Stanziamo 2 milioni e 100 mila euro». «Siamo un riferimento nazionale in materia — spiega Locatelli —, ci sembrava doveroso proporre un reparto per capire meglio le patologie legate all’assunzione di queste nuove molecole». L’obiettivo finale è «diventare un modello».
Le Esod, come ha spiegato durante l’incontro Alfio Lucchini, direttore del Centro studi e ricerche su consumi e dipendenze, devono diventare un «normale obiettivo per l’organizzazione ospedaliera». Ma l’impegno per i casi gravi è solo la punta dell’iceberg di un sistema che, tra pubblico e privato sociale, si occupa di 46 mila utenti, 13.500 dei quali dipendono dalla cocaina e 10.500 dall’alcol. Nei servizi ambulatoriali solo il 10 per cento dei pazienti ha meno di 25 anni, mentre il 47 per cento ha più di 45 anni. Pesa, su questi dati, il lungo tempo che intercorre tra l’inizio dell’uso delle sostanze e la richiesta di aiuto (dai sette ai dieci anni).
Altra difficoltà, la carenza di personale, con solo 1.035 addetti. «Di fronte a questo quadro la giunta regionale non può girarsi dall’altra parte», dice il capogruppo pd Pierfrancesco Majorino. «Serve puntare sulla prevenzione, soprattutto per i giovani —, aggiunge Vallacchi —. Gli attuali servizi non si mostrano adeguati alla loro presa in carico».
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