Eā approdata in commissione Sviluppo economico del Consiglio regionale, con la prospettiva di arrivare in aula entro fine anno, la proposta di legge toscana sui consorzi di sviluppo industriale. Una pdl nata su iniziativa della Rsu della ex Gkn di Campi Bisenzio, poi revisionata, e che per i suoi promotori ĆØ applicabile anche a situazioni diverse da quella della fabbrica della Piana. La cornice in cui si inserisce ĆØ quella della legge 317/91, che allāarticolo 36 definisce i consorzi come āenti pubblici economiciā che āpromuovono, nellāambito degli agglomerati industriali attrezzati dai consorzi medesimi, le condizioni necessarie per la creazione e lo sviluppo di attivitĆ produttive nei settori dellāindustria e dei serviziā.
āEā un legge che si accoda a quella di altre Regioni, non ĆØ una novitĆ a livello nazionaleā, precisa Silvia Noferi, consigliera regionale del M5s e prima firmataria della proposta, che vede anche le firme del capogruppo Pd Vincenzo Ceccarelli e del presidente della commissione Sviluppo economico Gianni Anselmi. Attualmente in dieci regioni italiane si contano consorzi di sviluppo industriale associati al Ficei (Federazione italiana consorzi enti industrializzazione): Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto.
Cosa sono e cosa fanno i consorzi
In base alla proposta di legge possono promuovere la costituzione dei consorzi di sviluppo industriale, e partecipare agli stessi, soggetti come Regione Toscana, CittĆ Metropolitana, Province, Comuni, camere di commercio, altri enti ed istituti pubblici, universitĆ e organismi di ricerca, associazioni degli imprenditori e cooperative, purchĆ© operino nel territorio di competenza dei consorzi stessi. Ai consorzi possono aderire altri enti locali, enti pubblici economici, istituti di credito e imprese di diritto privato, secondo quanto stabilito dallo Statuto, qualora tali soggetti operino nella stessa area o per le stesse finalitĆ del consorzio.
Lāobiettivo dichiarato per i consorzi ĆØ quello di promuovere la reindustrializzazione e lāinsediamento di nuove attivitĆ produttive nel territorio. In particolare, i consorzi provvedono in primo luogo a individuare e acquisire, anche su proposta della Regione Toscana, aree industriali e immobili destinati alla produzione, con prioritĆ per il recupero e lāampliamento delle aree dismesse; valorizzare e gestire le aree produttive individuate dagli strumenti urbanistici degli enti locali consorziati, provvedendo alle opere di urbanizzazione necessarie; favorire lāinsediamento di nuove imprese, promuovendo le condizioni per la creazione e lo sviluppo delle attivitĆ produttive.
Non solo: i consorzi possono sostenere studi, progetti e iniziative per lo sviluppo produttivo, inclusa la presentazione di progetti per finanziamenti regionali, nazionali e dellāUnione Europea; realizzare e gestire attivitĆ strumentali allāinsediamento produttivo nelle aree di competenza; sostenere lāinsediamento di realtĆ culturali allāinterno del consorzio per rivitalizzare il tessuto sociale; agevolare, in caso di crisi industriali, la cessione dellāazienda o di rami dāazienda ai lavoratori o a cooperative da essi costituite, per favorire la continuitĆ dellāattivitĆ ā gestire i servizi consortili, come infrastrutture e reti, definendo i corrispettivi per le imprese. I consorzi operano su piani triennali di attivitĆ , da elaborare in coerenza con gli indirizzi regionali di sviluppo.
Il nodo degli espropri
Gli impianti e gli insediamenti da realizzare nei territori compresi nel piani consortili, con la nuova legge, sarebbero dichiarati ādi pubblica utilitĆ , indifferibili ed urgentiā. A tal fine i consorzi potrebbero proporre ai Comuni, enti territorialmente competenti, provvedimenti di esproprio: un punto della pdl, allāarticolo 4 comma 3, riformulato rispetto alla proposta originaria. āPer come era scritta ā spiega Anselmi ā cāera il rischio di interpretarla come se i consorzi potessero espropriare, ma non possono farlo, le prerogative sono dei Comuni. Il consorzio, di cui il Comune puĆ² far parte, puĆ² proporre di espropriare, ma ĆØ sempre il Comune che procede con la normale procedura espropriativa, con tempistiche fra i 60 e i 90 giorniā.
Nemmeno questo ĆØ un elemento di novitĆ della legge toscana: anche in altre Regioni la normativa sui consorzi di sviluppo industriale, come Friuli-Venezia Giulia e Lazio, prevede lo strumento dellāesproprio. āNon ĆØ una rapina ai danni degli imprenditoriā, osserva Noferi, sottolineando che per lāesproprio di aree e capannoni industriali dismessi ādeve essere trascorso un certo periodo di inattivitĆ , almeno tre anniā. PeculiaritĆ della pdl toscana, che tradisce lāispirazione della vertenza Gkn, ĆØ invece la premessa della legge che vede i consorzi come āfinalizzati anche alla realizzazione di un polo di eccellenza nel settore della mobilitĆ leggera e delle rinnovabili sul territorio regionaleā, ossia lāoggetto del progetto industriale proposto dalla cooperativa Gff, espressione dei lavoratori ex Gkn (e ora Qf Spa in liquidazione) che sostengono il Collettivo di Fabbrica.
Giani porta in dote 400mila euro per iniziare
Le fonti di finanziamento dei consorzi, in base alla proposta di legge, comprendono contributi dei soggetti consorziati, entrate derivanti dalla gestione delle infrastrutture e da convenzioni, e contributi regionali fino a un milione di euro. E la Regione, per bocca del governatore Eugenio Giani, si sta giĆ muovendo: āHo giĆ previsto nella definizione del bilancio di previsione 2025, quello che approveremo a dicembre, 400mila euroā, ha detto, spiegando che āsaranno risorse che servono per far partire questa legge, e vedremo nella sperimentazione che ne nasce cosa puĆ² portare. Una cifra che ritengo sufficiente per le start up dei consorzi, poi vedremo lo sviluppo di questa che ĆØ unāiniziativa assolutamente nuovaā.
Lāapprovazione della proposta di legge sui consorzi, se non proprio una formalitĆ , va considerata sicura, visto lāappoggio dei gruppi di maggioranza e del M5s a cui appartiene Noferi. Il centrodestra invece ha ufficializzato la sua contrarietĆ : āCon lāingresso del pubblico nel privato si uccide unāintera economiaā, affermano i capigruppo di Lega e Forza Italia, Elena Meini e Marco Stella, e la consigliera regionale di Fratelli dāItalia, Sandra Bianchini, secondo cui si tratta di āuna proposta antieconomica e antistorica, frutto di unāideologia sovietica che risale agli inizi del XX secoloā.
***** lāarticolo pubblicato ĆØ ritenuto affidabile e di qualitĆ *****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link