Canti, bandiere e striscioni hanno scandito il lungo corteo che nella mattinata di oggi, venerdì 15 novembre, ha attraversato le strade di Udine. L’iniziativa ha visto la partecipazione di circa 300 persone, secondo le stime degli organizzatori, coinvolgendo studenti delle scuole superiori e delle università. L’evento, organizzato dall’Unione degli studenti del Friuli Venezia Giulia (Uds Fvg) con il supporto di altre associazioni e realtà della sinistra, si è posto come obiettivo principale una forte critica alle politiche del governo e della Regione sull’istruzione, ampliando tuttavia le rivendicazioni anche ai grandi temi internazionali, come il conflitto in Palestina.
Udine, la protesta degli studenti: “Stop alla guerra, vogliamo essere coinvolti nel futuro della scuola”
Il corteo
Il corteo è partito da piazzale Cavedalis, nel cuore del Centro Studi, e ha proseguito attraverso via Mantica, per concludersi in piazza Primo Maggio. Durante il percorso, una tappa significativa è stata fatta davanti a Palazzo Antonini, sede dell’Università di Udine, dove gli studenti hanno chiesto all’ateneo di interrompere ogni rapporto con Israele, come gesto simbolico di protesta contro la guerra in corso.
Le voci dei manifestanti
Tra le principali richieste avanzate dai manifestanti, come sottolineato dalla stessa Uds, vi è quella di un maggiore coinvolgimento diretto degli studenti nei progetti per il futuro della scuola. Gli studenti chiedono di essere ascoltati direttamente dall’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen, per discutere delle problematiche legate alla scuola e all’università. Nel corso della manifestazione, numerosi interventi si sono alternati per sottolineare l’urgenza di politiche che diano priorità agli investimenti nell’istruzione pubblica e alla tutela dei diritti degli studenti.
«Oggi portiamo in piazza il manifesto regionale per cambiare l’istruzione – spiega Beatrice Bertossi, referente dell’Udu Fvg – Abbiamo bisogno di più soldi per la rappresentanza studentesca, per l’edilizia scolastica, un osservatorio sui Pcto, una tutela e mappatura reale dei sportelli psicologi all’interno delle scuole».
In strada erano presenti anche esponenti dei partiti di sinistra, tra cui Emanuel Oian (Alleanza Verdi Sinistra) che ha chiesto «riforme straordinarie in questo Paese per supportare il diritto allo studio e il diritto degli studenti di emanciparsi. In questo momento, invece, il governo Meloni li costringe a una scuola sempre più privata, sempre più armata con retoriche di guerra alle quali ci opponiamo».
A far sventolare le proprie bandiere anche i componenti del partito comunista rivoluzionario del Fvg, come Davide Fiorini: «Per conquistare la scuola pubblica bisogna cambiare innanzitutto questo governo, che sta attaccando i diritti degli studenti e dei lavoratori, e poi questa società».
In veste di studente ma anche lavoratore, il giovane Andrea Serino di Romans d’Isonzo ha voluto esserci anche per dire la sua «contro la guerra e manifestare il diritto di opinione degli studenti che, secondo me, in futuro verrà a mancare. Anche per la situazione scolastica attuale, perché ci troviamo in scuole come non dovrebbero essere strutturate».
Il manifesto
Il manifesto, distribuito durante l’evento, ha ulteriormente approfondito. Tra i punti chiave, emerge la necessità di aumentare i fondi destinati alla scuola pubblica, contrastando i tagli e le privatizzazioni. Viene inoltre richiesto un maggiore impegno nella promozione di programmi di orientamento che garantiscano pari opportunità per tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro condizioni socioeconomiche. Altro tema centrale è l’attenzione alla sostenibilità, con proposte che puntano a integrare nelle scuole progetti concreti per sensibilizzare le nuove generazioni sui cambiamenti climatici e sull’importanza di una transizione ecologica equa.
Anche Andrea Di Lenardo, capogruppo di Avs in consiglio comunale a Udine, ha espresso solidarietà alla manifestazione «per ribadire a questo governo guerrafondaio tutta la nostra contrarietà a politiche di tagli alla scuola, all’università e alla ricerca, politiche invece che sperperano miliardi e miliardi per arricchire la lobby delle armi e per supportare il genocidio sionista», ricollegandosi alle tante richieste arrivate dalla piazza di cambiare politica verso Israele, definito più volte “Stato genocida”.
Il corteo si è concluso quindi in piazza Primo Maggio con un susseguirsi di interventi che hanno unito le diverse voci del movimento studentesco. “Chiediamo che la scuola e l’università tornino al centro dell’agenda politica regionale e nazionale”, hanno dichiarato gli organizzatori, ribadendo il loro impegno per un’istruzione inclusiva e accessibile a tutti.
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