Ho appreso da Artribune della morte, lo scorso 6 novembre, di Daniel Spoerri, grande visionario, tra i più interessanti nel panorama artistico contemporaneo.
Chi era Daniel Spoerri
Una personalità complessa quanto poliedrica sia per la multimedialità e multimodalità del suo lavoro sia per la capacità di tessere, sul fronte personale, proficue, quanto feconde, relazioni culturali, come conferma Il Giardino di Seggiano, posto alle pendici del massiccio del Monte Amiata, in provincia di Grosseto.
Il Parco, visto nella complessità del suo insieme, con 113 installazioni firmate oltre che da Spoerri, da 55 artiste e artisti di varie nazionalità, con prevalenza dell’area svizzero-tedesca, esprime una pluralità di punti di vista pregni di significati che attivano un apprezzabile impulso di curiosità.
Il Giardino di Spoerri a Grosseto
Una molteplicità di sguardi sul mondo che crea sistema e non produce entropia, perché esalta, non appiattendole, le diversità.
Hic Terminus Haert, ovvero Qui aderiscono i confini o qui si uniscono i territori, è il motto latino posto nel cancello d’ingresso, dove il sostantivo Terminus va letto, in questo contesto, come è stato osservato, non come limite, non come separazione, ma come paesaggio.
Il rapporto, il nesso, tra arte e ambiente stabilito da Spoerri a Seggiano, fin dagli esordi di un’avventura solo apparentemente stravagante, è, dunque, uno degli elementi di fondo intorno al quale è stato pensato e realizzato l’intero parco- museo. Un esempio importante di arte ambientale, dove il suo eclettico ideatore ha realizzato, nell’arco di circa trent’ anni, un vero e proprio Open Air Museum, sito su un poggio un tempo denominato Paradiso, e in cui la componente simbolica, spirituale, esoterica traspare dall’intero progetto. (Aeva Aeppli, Alcune debolezze umane, i sette vizi capitali, I pianeti; Jesùs Rafael Soto, Penetrabile sonoro, Daniel Spoerri, Il Tavolo di marmo, Unicorni, Ombelico del mondo, Onphalos).
I parchi d’arte in Italia
Particolare attenzione merita l’allestimento espositivo dello spazio esterno centrato su un percorso nel verde a prima vista privo di un itinerario preciso, dove le opere, talvolta nascoste, si svelano man mano che si procede nel cammino, suscitando nel visitatore una stimolante sensazione di stupore e sorpresa. Proprio come accadeva nei giardini manieristi e barocchi e, in particolar modo, nel Parco dei Mostri o Sacro Bosco ideato da Pirro Ligorio a Bomarzo (VI) per il Principe Pier Francesco Orsini. (Daniel Spoerri, Chambre n.13 de l’Hȏtel Carcassonne-Paris).
A Seggiano Spoerri ha attivato, con la complicità degli artisti invitati, una serie di relazioni basate su un legame di continuità tra realtà tra loro distanti e mutevoli nel tempo e nello spazio, quali l’attenzione per la fisionomia agricola del territorio, l’alimentazione e la biodiversità, il sentimento cosmico della natura, il rispetto del Genius loci. (Daniel Spoerri, Ingresso vietato senza pantofole).
Dall’intero progetto traspare non una spavalda quanto arrogante pretesa di rivendicazioni identitarie, né un manifesto di quello che a me appare sempre più come un improbabile ritorno alle radici cui, oggi, si ricorre, spesso, complice la semplificazione mediatica, ma la scelta di mantenere viva, unitamente ad altri e ineludibili aspetti, la memoria di un patrimonio culturale che merita attenzione.
Un’avvincente polifonia, che fa del rapporto di pertinenza della scultura con il luogo il suo punto di forza e felicemente sospesa, tra ironia e crudeltà. (Oliver Estoppey, Dies Irae. Jour de colére; Daniel Spoerri, Cappella dei crani. Caput Ipse Homo, Corridoio di Damocle; Jean Tinguely, Grande lampada per D.S.). Ciò come accadeva nelle fiabe di un tempo, il cui mondo, come sappiamo sulla scia di Vladimir J. Propp e dell’antropologia culturale, non si rivolgeva solo ai bambini ma parlava, anche, agli adulti (Morfologia della fiaba, trad.it Gian Luigi Bravo, Torino, Einaudi, 1966).
L’eredità di Daniel Spoerri nel suo giardino
Una dimensione favolistica non priva di surrealtà e di cui molti tra gli artisti presenti a Seggiano hanno colto ed espresso la significatività. (Roberto Barni, Continuo).
Nel Giardino di Daniel Spoerri, concludo, mi piace intravedere, pur nella diversità e varietà dei singoli contributi, una reinvenzione del passato e di alcune sue fonti, che, in controtendenza con un atteggiamento sempre più prevalente nel dibattito dei nostri giorni, non ricorre alla riscrittura dell’antico come occasione e pretesto per creare radicali, quanto divisive, contrapposizioni tra schieramenti diversi.
Un’idea dell’arte, quella di Spoerri e degli artisti amici coinvolti, che ci consegna una visione del mondo dove le idee e le convinzioni non degenerano mai in dogmi.
Gabriella De Marco
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