In piazza Santo Stefano a Bologna, riempita da oltre 2mila persone nonostante il freddo della sera si faccia cattivo, arriva Romano Prodi. Il padre nobile del Pd e del centrosinistra abita proprio qui, scende le scale per benedire Michele De Pascale, nella sera del suo ultimo comizio prima del voto. Un Prodi preoccupato per le sorti del mondo e dell’Europa, molto meno per la sua Emilia-Romagna. «Se vediamo la piazza direi che va bene, perché non si è vista mai in questa campagna elettorale una piazza cosi», spiega. «Poi la Meloni non è venuta e lei, quando perde, non va. È più di un’indagine demoscopica». Sul candidato spende parole al miele, così come sulla campagna e la coalizione: «C’è stato un gioco di squadra fantastico». Sul candidato aggiunge: «Quando penso che la polemica più grande è stata sull’alluvione…beh, questo qui ha fatto allargare i campi per salvare la sua città…».
A BOLOGNA NON CI SONO leader nazionali per la chiusura. Schlein ha voluto lasciare tutti i riflettori al candidato, ci sono i suoi fedelissimi Igor Taruffi e Gaspare Righini, entrambi bolognesi. C’è Stefano Bonaccini e il sindaco Matteo Lepore, fresco di polemica con il governo sulla manifestazione neofascista di sabato scorso. De Pascale, che finora si era tenuto defilato rispetto allo scontro con il governo, mette il carico: chiama l’applauso per Lepore, cita i nomi delle vittime ravennati della strage del 2 agosto alla stazione, Antonella e Leoluca: «Non si può permettere una manifestazione fascista in un luogo che è parte dell’identità della nostra terra colpito dalla barbarie fascista. E non ci si deve stupire se questa comunità reagisce di fronte a una simile offesa alla memoria».
DE PASCALE SI LASCIA andare all’emozione, dopo una campagna giocata tutta sul suo profilo di amministratore e tenendo alla larga la politica nazionale. Perchè ci sono le proposte, ma c’è anche un tasto emotivo, di orgoglio, che a Bologna deve essere suonato. In Santo Stefano ci sono tutti i partiti della coalizione, dal M5S ad Azione, campo larghissimo. Arriva anche Pierferdinando Casini, che fu uno degli artefici nel 1999 della clamorosa vittoria di Guazzaloca nella città rossa. Alberto Clò, amico storico di Prodi, ha paragonato la candidata civica del centrodestra Elena Ugolini proprio al famoso macellaio che espugnò Bologna. Casini sorride: «Un paragone che non esiste.
Nel 2020 Bonaccini prese 8 punti più della leghista Borgonzoni, stavolta il divario sarà ancora più alto», spiega al manifesto. «Ugolini è stata una brava preside, la politica è un’altra cosa. De Pascale è un ragazzo serio e equilibrato, parla con tutti, senza spocchia». Pochi istanti dopo arriva l’abbraccio col candidato, arrivato a Bologna con la moglie Laura e i figli piccoli. «Siamo fiduciosi e rispettosi rispetto al voto, mi auguro che voti almeno il 50% degli avanti diritto», spiega ai cronisti. «Abbiamo parlato con tutti, siamo orgogliosi della regione ma non abbiamo schivato i problemi, non li abbiamo messi sotto il tappeto». Dal palco rincara: «Ho fatto solo promesse che so di poter mantenere, l’ultima è che metterò tutto me stesso nel lavoro di presidente, per me è il più grande onore che un cittadino dell’Emilia Romagna possa avere». Ribadisce che uno degli ingredienti del successo della regione è non accontentarsi mai. «La nostra gente non si accontenta dei risultati e noi saremo così».
DA EX STUDENTE DI MEDICINA, che poi ha abbandonato gli studi per dedicarsi full time, insiste sulla sanità: già durante l’estate ha iniziato il lavoro sul progetto di riorganizzazione del settore, si è circondato (anche nelle liste) di medici e infermieri pronti a dare una mano. «Qui non passerà mai l’idea delle assicurazioni private, la sanità pubblica sarà per tutti», grida dal palco, ed è il secondo applauso più forte dopo quello dedicato alle vittime del 2 agosto. Lui insiste sull’alluvione, chiederà a Meloni di essere commissario al posto del generale Figliolo, «metteremo al sicuro la nostra terra, e chiediamo al governo di smettere di fare propaganda e di lavorare al nostro fianco. Andrò a palazzo Chigi per fare un patto con Meloni, basta speculazioni».
L’ARIA CHE TIRA A DESTRA non è proprio quella di un accordo bipartisan. Ieri Ugolini a Forlì ha ricevuto l’appoggio del veneto Luca Zaia, che ha ricordato il suo piano da 2.7 miliardi contro il dissesto idrogeologico. «In Veneto la gente non ha paura quando piove», tuona Ugolini, «noi faremo come l ++++++oro». Poi la candidata del centrodestra è andata a Ferrara, per la chiusura accanto al sindaco leghista Alan Fabbri: «Chi vota Michele de Pascale sta votando Matteo Lepore: sono uno la copia dell’altro. Dobbiamo evitare che la nostra Regione cada in questa trappola», l’ultimo appello della preside di Cl. In piazza Santo Stefano risuona la Canzone popolare di Fossati, colonna sonora dell’Ulivo del 1996. I più anziani non nascondono una lacrima. De Pascale all’epoca aveva 11 anni. «Sono cresciuto col mito dell’Ulivo».
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