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Fumi navali? Sale mortalità malattie neurologiche #finsubito prestito immediato

Fumi navali? Sale mortalità malattie neurologiche #finsubito prestito immediato


L’impatto sanitario dei fumi navali sulla popolazione che vive vicino ai porti è pesante. Uno studio realizzato a Civitavecchia parla di un incremento del 51% del rischio di mortalità per patologie neurologiche e del 31% di quello per tumore al polmone.

Senza limiti ci sarà un forte aumento delle emissioni

Il dato sanitario non è l’unica cattiva notizia: «A livello europeo il settore marittimo pesa per circa il 4% della CO2 e senza gli interventi migliorativi imposti dall’Unione Europea – si prevede che aumenterebbe del 130% al 2050».

Dati che si leggono in una nota di Cittadini per l’aria dopo un convegno sul tema organizzato insieme alla coalizione di associazioni europee NABU, Green Global Future, BirdLife Malta, ZERO, Ornithologiki, Ecologistas en Accion, WeAreHereVenice.

Il problema dei fumi navali è molto sentito dai cittadini delle città portuali. Esistono comitati in diverse città come Genova, La Spezia, Napoli, Ancona e Livorno dove l’associazione Livorno Porto Pulito ha realizzato un monitoraggio sulla qualità dell’aria.

I numeri del monitoraggio

I risultati sono stati presentati durante il convegno dall’esperto tedesco Axel Friedrich. «I monitoraggi hanno evidenziato – nonostante la pioggia ed il tempo favorevole alla dispersione degli inquinanti – picchi di particolato ultrafine elevatissimi, con oltre 210.000 nanometri (nm) in prossimità di una nave in manovra in porto, oltre 40.000 nm davanti alla sede del Comune di Livorno ed infine, oltre 50.000 nm monitorando da un appartamento al quinto piano in prossimità del porto».

Un altro progetto, condotto con uno speciale dispositivo messo a disposizione da Cittadini per l’Aria, sta monitorando il Black Carbon o nero fumo. «Si tratta di un inquinante estremamente dannoso e cancerogeno per l’uomo».

L’analisi si è svolta da un terrazzo di una abitazione in prossimità del porto. I risultati? «Emerge una corrispondenza dei picchi dell’inquinante con gli arrivi e le manovre dei traghetti in porto».

I fumi di una nave

In mare i limiti alle emissioni di azoto 50 volte più alte rispetto a quelli di terra

Ivan Sammut, direttore di REMPEC (Centro regionale del Mediterraneo per l’inquinamento marittimo) ha sottolineato che l’attivazione dell’area NECA (area a basse emissioni di azoto nel Mediterraneo) – dopo l’entrata in vigore della SECA (Sulphur Emission Control Area) a maggio 2025 –  avrebbe l’effetto di «affrontare finalmente anche le emissioni di ossidi di azoto dalle navi i cui limiti sono, oggi, 50 volte più elevati di quelli che vigono per i mezzi pesanti che circolano sulle nostre strade».

Una parte del lavoro dello studio di Livorno

«Il processo verso l’entrata in vigore dell’area SECA richiede – afferma Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria – un deciso passo avanti anche in termini di implementazione delle norme esistenti. Le Capitanerie sono oggi soggette a disposizioni nazionali, di cui abbiamo chiesto al ministero dell’Ambiente la revoca e che segnaleremo alla Commissione Europea in quanto violano la direttiva 2016/802».

In sostanza le leggi nazionali prevedono un avviso alle navi prima dei controlli. Chiaro come sottolinea Gerometta «che verosimilmente rende gli stessi del tutto vani, consentendo alla nave di mettersi in regola prima che i prelievi del carburante avvengano».

Lo scorso maggio il Tribunale Internazionale del diritto del mare (ITLOS) ha riconosciuto che le emissioni navali «rappresentano inquinamento marino ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare e prescrivendo l’obbligo degli Stati membri della Convenzione UNCLOS, fra i quali l’Italia, di adottare tutte le misure necessarie per prevenire, ridurre e controllare tale inquinamento».

Una rilevazione a Livorno sui fumi delle navi

I cittadini di Livorno chiedono le centraline per misurare il livello di inquinamento

«Mentre fervono i lavori per trovare soluzioni tecniche ed applicare in concreto le normative internazionali, è importante – dice Luca Ribechini presidente di Livorno Porto Pulito – perseguire obiettivi realizzabili nel breve periodo. Per questo motivo nei mesi scorsi abbiamo lanciato una petizione che ha raccolto oltre mille firme. Ciò permetterà di portare in Consiglio Comunale tre richieste: la data di installazione in porto di centraline fisse Arpat per la misurazione degli inquinanti navali (la più vicina è attualmente a oltre 2 km dal porto); la data di effettuazione della campagna di analisi dei fumi “a camino” della nave; la certezza che tutte le navi che entreranno in porto nel 2026 avranno la predisposizione per l’allacciamento alle banchine elettrificate in corso di realizzazione e trovino energia sufficiente nonostante lo sviluppo di traffici altamente energivori, come quello delle crociere (a Livorno 400 arrivi nel 2024)».

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