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L’entusiasmo di Castrese Marzocchi, project manager di New Color Flower, una start up innovativa di Qualiano nata nel 2023, è travolgente come quello di un giovane che si trova all’inizio di un’avventura imprenditoriale.

Una vita da agente di commercio nella vendita di pitture classiche, poi decide con il suo team formato da “diversamente giovani di under 54 anni”, cosi amano definirsi, con Roberto Giordano e Rosaria Capodanno, di lanciarsi in un progetto che si occupa di materiali alternativi per l’agricoltura, in altre parole di produzione di prodotti innovativi a basso impatto ambientale per agricoltura e florovivaismo.

Hanno partecipato anche a progetti in collaborazione con il Cnr e con il prof. Maurizio Avella, esperto di bioplastiche. «L’idea si basava sulle nanotecnologie applicate alla colorazione di fiori – racconta Marzocchi – e così nacque l’opportunità di associare la mia esperienza al progetto. Si tratta di una vernice biologica che va applicata al terreno per superare le plastiche che vengono usate in agricoltura e per arginare le erbacce».

Di cosa si occupa la start up? «Di ricerca, sviluppo e produzione di ausiliari per l’agricoltura ottenuti da fonti rinnovabili e scarti agro-industriali, per eliminare plastiche di origine petrolifera non biodegradabili che generano danni ambientali».

L’esperienza

Non siete però degli esperti? «È vero – precisa – ma c’è Roberto Giordano che ha una lunga esperienza nel settore agricolo, poi abbiamo un socio come “Knowledge for Business” per gli aspetti scientifici e tecnologici che ha rapporti con l’Università e con tante imprese innovative, e una partnership con la società TecUp».

E quale prodotto proponete? Marzocchi è un fiume in piena: «È un bio-spray eco-compatibile pacciamante che sostituisce gli attuali materiali usati per la pacciamatura agricola fatta di plastiche, in maniera tale da conferire all’intera filiera agricola una connotazione a impatto sano». Che cosa è la pacciamatura? «È quella tecnica che si usa con i teli di plastica per evitare che crescano erbacce infestanti». E la plastica a cosa serve?

«Si usa per evitare che le erbe infestanti coprano le colture, che il nutrimento possa essere assorbito e favorisca una buona fioritura». Voi sostituite alla plastica il biospray? Castrese si illumina: «È così. Una vernice che si spruzza sul terreno che forma una pellicola biologica che funge da schermo e scudo contro le erbacce. È una tecnica pacciamante innovativa, lo spray è una soluzione acquosa di polisaccaridi che diventa una vernice protettiva».

La protezione

Si evita anche la dispersione e l’assorbimento della plastica nel terreno? «Esattamente. Si evita lo smaltimento della plastica, del propilene». Ma è un prodotto biologico? «Sì. Dal punto di vista della coltura favorisce la crescita – continua – lo abbiamo anche testato sulle coltivazioni di rose. Con la plastica si forma un microclima con una temperatura che arriva a 40 gradi e dunque le radici vanno in asfissia.

Con il bio film che si adagia intorno al terreno aiuta a crescere la pianta in modo più sano. Abbiamo visto che la temperatura rimane inalterata e la rosa cresce vigorosa». Prodotti già sul mercato? «Presto. La ricerca l’abbiamo fatta con il Cnr, con il professor Mario Malinconico, chimico di fama mondiale purtroppo scomparso, abbiamo preso in concessione il brevetto, ed è di pochi giorni fa la notizia che il progetto è stato ammesso al contributo Campania Startup 2023- Fesr 2021-27».

I vantaggi

Quali i vantaggi della pacciamatura innovativa? «Sono tanti: riduce l’uso delle plastiche, contrasta la crescita della vegetazione invasiva, riduce l’evaporazione dell’acqua, elimina l’uso dei pesticidi, favorisce la coltivazione di prodotti senza necessità di diserbo, inoltre c’è il controllo di umidità e temperatura».

I prossimi obiettivi? Marzocchi è veloce: «Affinare la tecnologia, siamo in procinto di sviluppare altri prodotti studiando una biotecnologia che aumenti la shelf life dei prodotti ortofrutticoli sia già coltivati che ancora in pianta. Nel team ci sono anche agronomi con cui facciamo sperimentazioni sui terreni dei potenziali clienti. Sono processi ancora in via di definizione, mentre il bio spray è già testato, operiamo anche nel settore florovivaistico, ci sentiamo dei sarti che possono cucire il vestito addosso secondo le esigenze del cliente».

I test

Puntate alla ricerca di prodotti innovativi per creare vantaggi alle imprese del settore agricolo? Marzocchi: «Abbiamo un altro progetto di cui non posso ancora rivelare i dettagli ma che sarà rivoluzionario sulla luce colorata. Con le nostre ricerche abbiamo constatato che le colture risentono della luce per cui determinate colture sono migliori rispetto ad altre. L’idea è di filtrare la luce del sole».

E per il florovivaismo? «C’è una domanda di mercato elevata per la colorazione dei fiori: la rosa blu o nera. Noi parliamo sempre di processi naturali, si immerge lo stelo di una rosa in una soluzione colorata con la tecnica di assorbimento del colore». Inserirete dei giovani nella start up? «Sicuramente. Per noi è importante presentare a una platea qualificata come quella dell’Innovation Village, i nostri progetti. Quando si parla di prodotti avanzati per l’agricoltura notiamo ancora diffidenza».



 

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