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Dopo l’introduzione del regime agevolato per i neo residenti, il Dipartimento delle Finanze tira le somme in merito alle dichiarazioni dei redditi 2023 relative all’anno d’imposta 2022. La normativa offre un Fisco più morbido a chi trasferisca la propria residenza nel Bel Paese. La ratio del provvedimento è quella di attrarre nuovi contribuenti (in particolare quelli dotati di grande disponibilità economica) e di stimolare il rientro dei cervelli.

Sono in totale 37.331 nuovi contribuenti che trasferendo la residenza in Italia hanno trovato il regime fiscale dei sogni. E quasi 1.000 sono dei super ricchi. Tutti hanno usufruito della stessa misura, ma fra di loro ci sono persone con condizioni molto diverse: qualcuno paga solo il 10% del reddito guadagnato in Italia; qualcun altro ha una base imponibile che riguarda solo il 50% dei redditi annui; i più ricchi versano al Fisco italiano un totale di 100.000 euro e chiudono i conti; altri lasciano alle casse pubbliche il 7% della pensione.

Fra i 37.331 nuovi contribuenti italiani ci sono 957 super ricchi. Secondo i dati del Dipartimento delle Finanze solo il 46% di loro ha prodotto in Italia un reddito complessivo pari a 75 milioni di euro. Si tratta in maggior parte (86%) di reddito da lavoro dipendente.

Come funziona il regime agevolato per i neo residenti

Il regime agevolato è in vigore dal 2017 e prevede che le persone fisiche che si trasferiscono in Italia e optano per l’agevolazione neo residenti l’applicazione di un’imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero calcolata in via forfetaria pari a 100.000 euro per ciascun periodo d’imposta in cui risulta valida l’opzione. L’agevolazione si applica allo svolgimento qualsiasi attività lavorativa e può essere estesa anche ai familiari, ma per loro l’imposta forfettaria è ridotta a 25.000 euro. La scelta può essere revocata in ogni momento. Il regime agevolato cessa dopo 15 anni e non è cumulabile con le agevolazioni per il rientro dei docenti e ricercatori e dei lavoratori impatriati. Per i redditi prodotti in Italia la tassazione resta quella ordinaria.

A partire dal 2019 una forma di regime agevolato è applicata anche ai pensionati stranieri che si trasferiscono in Italia. Ma la normativa si applica solo per il trasferimento in 7 regioni: Sicilia, Calabria, Sardegna, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia. Il comune di nuova residenza deve avere una popolazione non superiore ai 20.000 abitanti. Sul 93% della pensione di fonte estera non si versa nulla in Italia. Si applica solo un’imposta sostitutiva del 7%.

Secondo i dati in possesso del Dipartimento delle Finanze, sono 474 i pensionati stranieri neo residenti nel Sud e nelle Isole. Queste persone hanno dichiarato un reddito da pensione estera per un totale di 19 milioni di euro e redditi da fonte estera per 28,7 milioni di euro. L’imposta sostitutiva dichiarata ha quasi raggiunto quota 2 milioni di euro.

Un’altra misura riguarda i docenti e i ricercatori che si trasferiscono in Italia: nel periodo d’imposta in cui la residenza viene trasferita e nei successivi 5 gli emolumenti percepiti concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente o autonomo nella misura del 10% del loro ammontare e sono esclusi dal valore della produzione netta ai fini dell’Irap.

Per i lavoratori impatriati è attivo il cosiddetto “Bonus cervelli”: un’agevolazione fiscale che prevede una tassazione del 30% o del 10% del reddito da lavoro dipendente o autonomo.

Docenti, ricercatori e lavoratori impatriati

Disponibili anche i dati del 2022 per i docenti e i ricercatori interessati dall’esenzione dalla tassazione del 90% dei redditi: si tratta di oltre 3.300 nuovi contribuenti che hanno avuto un reddito lordo medio da lavoro dipendente di 56.492 euro.

I lavoratori impatriati sono invece stati oltre 32.600 e hanno prodotto un reddito medio da lavoro dipendente pari a 114.501 euro.



 

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