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di Matteo Meloni e Enrico Oliari

DAKHLA (Marocco). Un aeroporto, un centro pulsante, una città abbracciata su due lati dall’oceano, tramonti indimenticabili, escursioni nel deserto. Carente di infrastrutture, ma ricca di potenzialità e di gente con voglia agire: quello che il Regno del Marocco vuole fare di Dakhla, nella parte più meridionale del paese, non sono solo investimenti di circostanza, ma opportunità concrete per le aziende interne ed esterne, soprattutto esterne. “Puntiamo a diventare l’hub d’ingresso dell’Africa, costruiremo collegamenti autostradali, infrastrutture e il porto più grande dell’Africa occidentale, che insieme a quello di Tangeri faranno del nostro paese il volano dell’intero continente e il ponte che collega l’Europa”. E’ quanto spiega a Notizie Geopolitiche Mounir Houari, general manager del Centro regionale investiment di Dakhla – Oued Eddahab, il quale sottolinea che “abbiamo investito 40 miliardi di dhiram (3 miliardi e 700 milioni di euro) in energie rinnovabili, perchè il vento e il sole sono il nostro oro”.

– Perché un imprenditore europeo, magari italiano, dovrebbe investire in una località così particolare come Dakhla?
E’ il momento del Marocco. La Brexit, gli Accordi di Abramo con Israele e gli Usa, ma anche gli ottimi rapporti con l’Unione Europea hanno dato vita ad una congiuntura economica e politica a noi molto favorevole. Un accordo con il Regno Unito nel settore dell’agroalimentare, da Tel Aviv abbiamo importato nuove tecniche di irrigazione che ci permettono di sfruttare il territorio desertico, un’importante industria del pesce che esporta principalmente in Ue e negli Usa. Abbiamo puntato molto sulla ricerca universitaria e realizzato un polo di ingegneria e di tecnologia proprio qui, a Dakhla”.

(Foto: Notizie Geopolitiche / EO).

– Se un imprenditore italiano o tedesco dovesse individuare delle opportunità a Dakhla, che appoggio troverebbe dalle istituzioni?
Innanzitutto un board investment organizzato e funzionale, poi un sostegno finanziario che rende la cosa interessante: sono previsti contributi a fondo perduto a seconda del capitale d’investimento, da 5 al 10%, poi un ulteriore 3% se vengono coinvolte per almeno il 30% lavoratrici, poi ancora un 3 per cento sui progetti di sostenibilità ambientale e altrettanto per l’integrazione locale”.

– Quali sono i settori di sviluppo?
Abbiamo già parlato delle energie rinnovabili, qui ci sono sole e vento tutto l’anno. Poi c’è il settore del turismo, con l’oceano già oggi molto amato dai surfisti, escursioni nel deserto con turisti, soprattutto nordeuropei, che arrivano da tutto il mondo per le peculiarità ambientali: va detto che abbiamo un aeroporto internazionale con più voli quotidiani. Vi è un’attività importante legata alla pesca e alla lavorazione del pesce fino a prodotto finito, anche in questo caso esportiamo in tutto il mondo”.

(Foto: Notizie Geopolitiche / EO).

– Tuttavia, ci permetterà, questa parte del Sahara non è riconosciuta da tutti i paesi come parte integrante del Regno del Marocco…
Mah, mettiamo le questioni politiche da parte. Al di là del riconoscimento degli Usa e di diversi paesi europei, sempre più nazioni hanno aperto negli ultimi anni consolati a Layoune e a Dakhla. Solo in questa città ci sono 16 consolati, a breve avremo quello degli Usa, che porterà la cifra a 28 inclusi anche quelli di Laayoune”.

– Altri punti di forza?
Un’importante forza di lavoro giovane sulla quale abbiamo investito in formazione, ma anche la garanzia di un luogo sicuro e promettente”.

(Foto: Notizie Geopolitiche / EO).

 

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