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Giorgia Meloni, da ex militante qual è, si muove da prima inter pares: mille euro al mese, come ministri e deputati. Giuseppe Conte raddoppia: duemila. Spiccioli se paragonati alla tassa pagata da Elly Schlein: più di quindicimila euro da inizio anno. Soldi. Ne servono tanti, anzi tantissimi per mettere in piedi una campagna elettorale. Per le Europee, poi, ancora di più. Banchi e banchetti, volantinaggi e pullman zeppi di militanti per riempire le piazze, bandiere e gadget (ma i vecchi tempi, quelli delle valigette promozionali di Publitalia riccamente assortite dal Cavaliere, sono ormai andati), non si fanno da soli: ognuno deve metterci del suo.

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LE CASSE

Si fanno i conti in tasca i partiti quando manca ormai un mese al voto Ue. E alcune tasche sono più piene di altre. Sul podio? Svetta Fratelli d’Italia: dieci anni fa era una piccola nave corsara, nata dalla pancia del Pdl, ora è uno yacht. Da inizio anno, a via della Scrofa, quartier generale romano, hanno rastrellato un milione e novantunmila euro. Ma a contare tutte le federazioni regionali, la cifra raddoppia. Nella processione quasi militare dei ministri e colonnelli per rimpinguare le casse del partito, da Fitto a La Russa, mille euro a testa ogni mese, c’è anche lei, Giorgia. Puntuale, l’ultimo versamento risale a solo tre settimane fa: il 18 aprile.

Poi c’è chi osa di più, gratia sua. Vedi Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia e avvocato della premier, che ne versa cinquemila. Gli stessi donati il 21 febbraio da Emanuele Pozzolo, il deputato biellese indagato con l’accusa di aver esploso un colpo di pistola a una festa a capodanno, presente Delmastro, e intanto sospeso dal partito. Sicché gli occhi più maliziosi, tra i Fratelli, si sono posti il dubbio: continua a versare per restare in pista? Chissà. Intanto il partito della “fiamma” cresce e ingrassa: se ne sono accorti i visitatori fra gli stand della conferenza programmatica a Pescara, tre ciclopici tendoni sulle spiagge che furono care a D’Annunzio, dove Meloni ha fatto un annuncio scenico della sua discesa in campo alle Europee. Subito dietro c’è Forza Italia, alle prese con il primo anno dell’era post-Cav. Antonio Tajani non manca mai all’appello: novecento euro al mese. Certo però le sette cifre incassate nel 2024 – un milione e trecentomila euro finora – sarebbero state impensabili senza l’obolo annuale della famiglia Berlusconi. Centomila a testa dai fratelli Luigi ed Eleonora, la settimana scorsa, altrettanti arriveranno da Barbara, Marina e Piersilvio. E Marta Fascina? Ma certo che c’è, “Lady Berlusconi” – a cui il Cav ha lasciato cento milioni in eredità – ha versato 40mila euro a fine febbraio e da lì ogni mese ne aggiunge novecento. «Faccio come il presidente», ha spiegato l’inafferrabile Marta in una delle sue rare riapparizioni alla Camera. Tutti in fila a pagare. Anche nella Lega – Matteo Salvini da inizio anno ha sborsato novemila euro – o sarebbe meglio dire “Leghe”. Perché se il grosso dei parlamentari fa il bonifico alla Lega Salvini premier – in autunno da via Bellerio hanno chiesto informalmente trentamila euro a testa per le Europee ai parlamentari- c’è chi preferisce altri iban. Vedi Giancarlo Giorgetti, vice fedele del segretario ma anche uomo simbolo del Nord che ora ribolle. Da gennaio il ministro dell’Economia ha destinato alla Lega Nord – il vecchio partito della guardia bossiana che deve ripagare il famoso debito da 49 milioni di euro – ben dodicimila euro. E forse sarà un caso, o forse no, se il “Doge” Luca Zaia, tre volte governatore del Veneto (ma non quattro: Meloni ha detto stop) dà una mano alla “sua” Liga veneta: 3600 euro in quattro mesi.

I DONATORI

A ognuno il suo gran donatore. Per Italia Viva c’è il finanziere Davide Serra, 50mila euro lo scorso 19 aprile, Azione e Carlo Calenda si avvolgono del cachemire Loro Piana (25mila euro da Pierluigi, vicepresidente dell’azienda umbra). E i Cinque Stelle? Si devono alla creatura di Beppe Grillo le ultime picconate al finanziamento pubblico ai partiti che oggi tutti rinnegano in pubblico (e rimpiangono a microfoni spenti). Una mano l’Avvocato Conte la dà, duemila euro al mese, ma non è tra i finanziatori top. L’ex pm Roberto Scarpinato, per dire, ne ha già versati quindicimila da gennaio.

Cifre grandi, piccole, sono punti di vista. Per i mini-partiti, o i più giovani, anche qualche migliaio di euro può fare la differenza. Ieri l’ufficio elettorale della Cassazione ha escluso le liste del comunista Marco Rizzo al Sud, di Santoro nel Nord-Ovest e di Forza Nuova al centro. Anche qui non mancano sorprese. In campo per Alternativa popolare, cioè per Stefano Bandecchi, il vulcanico sindaco di Terni e imprenditore, scende Massimo Ferrero, detto “er viperetta”, ex patron della Sampdoria: quasi cinquantamila euro. Poi, a parte, altri cinquanta. Chissà, magari basteranno per un pranzo fuori di questa strana, nuova coppia della politica italiana.

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