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Roma, 27 aprile 2024 – Concluso l’iter della direttiva green, si apre il confronto su come mettere in grado le famiglie italiane di efficientare le proprie case dal punto di vista energetico nei tempi e nei requisiti stabiliti dall’Unione europea. Banca d’Italia ha pubblicato qualche giorno fa un rapporto, “Il miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni in Italia: lo stato dell’arte e alcune considerazioni per gli interventi pubblici”, nel quale avanza alcune proposte, a partire dal fatto che gli incentivi dovrebbero essere previsti solo per chi ha il reddito basso.

La sede di Bankitalia in via Nazionale a Roma

I dati Bankitalia

Secondo quanto si legge nel rapporto di Banca d’Italia, al 2022 in Italia ci sono circa 36 milioni di abitazioni. Il 73 per cento delle famiglie vive in abitazioni di proprietà, il 17 per cento è in affitto e il residuo 10 per cento vive in usufrutto o in case occupate a titolo gratuito. I proprietari delle case in cui vivono le famiglie in affitto (4,6 milioni) sono per il 78 per cento persone fisiche e per il 15 per cento enti pubblici di edilizia residenziale pubblica. Circa il 60 per cento delle famiglie appartenenti al quinto più povero della distribuzione vive in alloggi di edilizia residenziale pubblica.

Per quanto riguarda le caratteristiche di efficienza energetica delle abitazioni italiane, circa la metà delle famiglie vive in immobili costruiti prima della prima norma che fornisce indicazioni vincolanti sull’isolamento termico degli edifici. Le norme europee sull’efficienza energetica delle abitazioni in via di approvazione potrebbero avere, perciò, sottolinea, Banca d’Italia, un impatto significativo per il patrimonio immobiliare italiano, caratterizzato da una significativa presenza di abitazioni con caratteristiche di performance energetiche insoddisfacenti.

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Gli interventi pubblici possibili

Secondo Bankitalia, le risorse pubbliche per agevolare i lavori di ristrutturazione e efficientamento energetico dovrebbero essere indirizzate prevalentemente alle famiglie bisognose, individuate in base all’Isee e, a parità di condizioni familiari, alle abitazioni meno efficienti in termini energetici, limitatamente a quelle che sono occupate per la maggior parte del tempo. In caso di abitazioni in affitto private, potrebbe essere valutata l’ipotesi di concedere incentivi fiscali rafforzati, ad esempio forme di tassazione agevolata del canone, al raggiungimento di determinati livelli di efficientamento energetico, oppure di subordinare la locazione al rispetto di standard minimi, come accade in altri paesi, sempre prevedendo agevolazioni fiscali all’efficientamento. Anche Bankitalia, viste le criticità emerse con il Superbonus, ovvero «ingente costo per l’erario, rapida saturazione del mercato e diffusione di frodi» conviene che è da sconsigliare la riproposizione in futuro della cessione del credito, «se non in forma limitata e circoscritta ad alcune categorie di soggetti (incapienti o anziani) o con riferimento a interventi su parti comuni di condomini, per aumentare la probabilità di raggiungimento della decisione, resa più difficoltosa dal contesto di scelta collettiva». Inoltre la cedibilità dovrebbe essere subordinata a stringenti presidi anti-elusivi e limitata a soggetti sottoposti a vigilanza (banche, assicurazioni). In alternativa alla cedibilità, Bankitalia propone il ricorso al trasferimento monetario diretto, oppure un’altra modalità di incentivo potrebbe riguardare l’accesso ai cosiddetti mutui green. ­

Per gli alloggi Erp, di edilizia residenziale pubblica, il costo degli investimenti potrebbe invece – propone Bankitalia – essere integralmente o in larga parte sostenuto direttamente dalla proprietà pubblica mediante un fondo statale che cofinanzi gli interventi di riqualificazione, incluse le spese di progettazione.

Detrazioni e crediti d’imposta

Per quanto riguarda la modalità dell’intervento, come accade già in altri paesi, gli strumenti da mettere in campo potrebbero essere detrazioni e crediti d’imposta, che sono quelli attualmente prevalenti in Italia, alle quali affiancare forme di sussidio diretto e di sostegno all’accesso al credito. La misura dell’incentivo dovrebbe sempre prevedere, inoltre, secondo Banca d’Italia, «una compartecipazione al costo da parte del beneficiario per limitare rischi di azzardo morale ed essere modulata in relazione al risparmio energetico atteso, al costo dell’intervento e alle caratteristiche reddituali e patrimoniali dei destinatari». «Qualora, in futuro – si legge ancora nel rapporto – si desiderasse aumentare le risorse pubbliche rispetto alla situazione precedente al Superbonus, dovrebbero essere identificate forme di finanziamento degli interventi adeguate e certe, che potrebbero derivare ad esempio, prioritariamente, da selezionati tagli ai sussidi ambientalmente dannosi e dall’introduzione di un sistema di carbon pricing complementare all’Eu-Ets». Imparando poi dagli errori fatti dal Superbonus, l’incentivo dovrebbe essere certo ed avere «un adeguato livello di stabilità».

 

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