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Il Parlamento riflette sul nuovo Superbonus. Il decreto legge attualmente in discussione alla commissione Finanze del Senato – in attesa del primo voto di conversione ma soprattutto dell’audizione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dinanzi alla commissione Bilancio il prossimo 8 maggio – potrebbe allungare la durata delle detrazioni previste dalla misura che il titolare di via XX Settembre ha stroncato senza mezzi termini ricordando gli effetti nefasti sui conti pubblici.

Nei 355 emendamenti bipartisan depositati da Lega, Forza Italia, Italia Viva, Pd, Movimento 5 Stelle e Avs si parla di una ripartizione del contributo edilizio non più quadriennale, ma decennale, se non addirittura spalmato su 15 anni. Il testo depositato dai senatori di maggioranza e opposizione fa riferimento a una distribuzione «su opzione del contribuente, in dieci quote annuali di pari importo a partire dal periodo d’imposta 2024». Estendendo però l’annualità si avrebbe come conseguenza l’aumento dei beneficiari: chi ha una capienza fiscale inferiore può usufruire così della maggior parte del rimborso. Si passerebbe, di conseguenza, da una platea di 2,7 milioni di persone (quelli con un reddito superiore a 50mila euro), a 12 milioni di contribuenti da 26mila euro in su. In alternativa, lo Stato potrebbe attingere a quanto già previsto dal dl Aiuti quater del 2022, ovvero l’adozione di una proroga per i crediti di imposta comunicati entro il 4 aprile 2024. In questo modo, ha stimato l’ufficio parlamentare di bilancio, si manterrebbe il debito sotto il 140%. Il ministro Giorgetti, molto rigido su ogni ipotesi di allentamento della stretta sul Superbonus, in questo caso potrebbe vedere di buon occhio lo «spalmacrediti» su 10 anni. Ma lo si scoprirà presto.

Un’altra modifica proposta al decreto legge, che ha come primo firmatario il leghista Massimo Garavaglia, amplierebbe i poteri di controllo dei Comuni, chiamati a vigilare sulla liceità dei crediti erogati anche attraverso un incentivo pari al 50% «delle maggiori somme incassate a titolo definitivo nonchè delle sanzioni applicate». I Comuni, secondo lo schema contenuto nell’emendamento, condivideranno i dati relativi alle comunicazioni di inizio lavori o dei titoli abilitativi con l’Enea e l’Agenzia delle Entrate.

Altri due emendamenti di Fi e Iv darebbero poi la possibilità di applicare il credito non solo sull’Irpef ma anche su Iva, Imu e la cedolare secca. Infine, le deroghe, che si aggiungeranno a quelle già stabilite per Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.

I partiti vorrebbero esentare, con un tetto di 100 milioni per quest’anno, le aree interessate da eventi sismici dal primo aprile 2009 e le zone alluvionate nel 2022.

 

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