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Tempi lunghi per la vertenza riguardante i lavoratori ex TCT del porto di Taranto. Almeno quelli della burocrazia politica, visto che la proroga prevista per l’Agenzia del Lavoro (Taranto Port Workers Agency srl) nell’emendamento al Decreto Lavoro è ancora in fase di discussione e potrebbe avere tempi lunghi: addirittura di alcuni mesi. Tempo che non hanno i 330 lavoratori iscritti all’Agenzia sino al mese di giugno (mese in cui scadrà la clausola sociale) e che hanno un bisogno vitale della copertura finanziaria dell’Ima (indennità di mancato avviamento scaduta lo scorso 1 aprile), visto che il 20 maggio scade il termine per ottenere le spettanze economiche del mese di aprile. L’ultima proroga di tre mesi dell’Agenzia è infatti scaduta lo scorso 31 marzo, dopo i pareri negativi ricevuti dagli emendamenti, presentati in fase di conversione del decreto-legge Milleproroghe, funzionali alla proroga dei termini e del finanziamento dell’Agenzia per la somministrazione del lavoro in porto e per la riqualificazione professionale. Quello a cui si sta attualmente lavorando è cercare di capire se sono presenti dei residui nelle somme economiche erogate negli anni scorsi per l’Agenzia, da poter utilizzare immediatamente. Motivo per il quale le parti potrebbero incontrarsi nuovamente la prossima settimana.

L’obiettivo era ed è ancora quello di ottenere una proroga per la Taranto Port Workers Agency S.r.l. (TPWA) per un periodo non inferiore ad ulteriori 18 mesi (anche se il risultato migliore per tutti sarebbe arrivare a 24 mesi): uno strumento nient’affatto assistenzialistico ma bensì un progetto di politiche attive del lavoro nato con la costituzione del DL 243/16 diventato Legge 18/17 iniziato con circa 550 lavoratori e con un percorso tracciato, al fine di ricollocare i 330 lavoratori ancora presenti in Agenzia attraverso anche e soprattutto una riqualificazione professionale che dovrà essere inevitabilmente coerente con le richieste dei nuovi investitori affacciatisi nell’area ZES. La proroga viene infatti considerata condizione strettamente necessaria per poter vedere concretizzati e capitalizzati gli investimenti, da parte di quegli operatori economici che si stanno affacciando nell’area portuale ionica, in particolar modo attraverso i progetti nell’area ZES, che dovrebbero portare alla creazione di 600 posti di lavoro ed i progetti portati avanti dall’Autorità Portuale. Percorso che ha visto anche la firma di un protocollo d’intesa con la Regione Puglia: l’accordo, che ha durata di 36 mesi, indica tre aree di intervento prioritarie: la definizione dell’impianto tecnico-giuridico per l’erogazione di un’azione formativa finalizzata alla riqualificazione delle competenze dei lavoratori, la cui prolungata inattività lavorativa ne rende difficile il reinserimento nel mercato del lavoro; l’aggiornamento del Repertorio Regionale delle Figure Professionali della Puglia, coerentemente con il Piano del Fabbisogno Formativo redatto dall’Autority nel 2022; la realizzazione di un Bilancio delle Competenze dei lavoratori.

Nell’incontro odierno al ministero dei Trasporti si è tenuto alla presenza della Dott.ssa Scarchilli (Direttore Generale MIT) – capo dipartimento trasporti dott.ssa Maria Teresa Di Matteo – con la partecipazione del presidente dell’Autorità di Sistema del Mar Ionio Sergio Prete (che al termine dell’incontro ha manifestato una moderata soffisfazione) – con i funzionari Ministero della Coesione, del Lavoro, Economia e Finanze e le organizzazioni sindacali di categoria (FILT CGIL, FIT CISL, e UILTRASPORTI) si è quindi discusso della copertura finanziaria dell’Ima e della clausola sociale aspetti entrambi importanti che meritano soluzioni più organiche finalizzare all’introduzione al lavoro.

“La proroga prevista nell’emendamento al Decreto Lavoro ancora in fase di discussione ha tempi lunghi e quindi il Mit sta verificato eventuali residui delle somme impegnate per poter garantire il traghettamento all’approvazione della citata proroga. La discussione si è ampliata anche al lavoro portuale ex art. 17 L.84/94 utile per gli scenari della TPWA. La buona notizia è che finalmente la vertenza ha un tavolo permanente al ministero con i dicasteri del MEF e Lavoro con la certezza di concretizzare il sospirato inserimento lavorativo nell’area portuale” hanno commentato al termine dell’incontro il segretario della Fit Cisl Gianluca Semitaio e dal segretario generale di presidio Fausto Rossetti. Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario della FILT CGIL di Taranto, Francesco Zotti che parla di piccola speranza. “La convocazione al MIT è servita per chiarire alcuni punti – afferma Zotti – a cominciare dalla necessità di individuare tempi e risorse per traguardare soluzioni possibili per i 328 lavoratori ex TCT confluiti nella Taranto Port workers Agency. Tempi e risorse che sembrerebbero trovare risposte nel coinvolgimento del MEF (Ministero Economia e Finanze) e del Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale. Le risorse servono per rifinanziare l’IMA (indennità di mancato avviamento) – dice Zotti – una proroga che sia in grado anche di far guadagnare tempo rispetto all’incombenza del prossimo 7 giugno, data in cui scadrà la clausola sociale per questi lavoratori. Ecco perché la missione tempo non è secondaria. Gli investimenti che sembrano essere imminenti da parte di aziende interessate alla nostra area portuale devono poter contare su quel bacino di lavoratori, adeguatamente formati e pronti ad essere ricollocati”.

Dunque la priorità assoluta di questi mesi, per non dire settimane, in attesa di conoscere i dati del primo trimestre sul traffico merci del 2024 che non saranno certamente positivi e di verificare la concessione della San Cataldo Container Terminal, resterà quella di mettere in sicurezza il reddito di questi 338 lavoratori ad oggi iscritti all’agenzia istituita l’8 settembre 2017, con lo scopo attribuitole di ricollocazione previa eventuale riqualificazione dei lavoratori in esubero dall’allora terminalista ex art. 18 (della Legge 84/94) TCT (società gestita dal gruppo Evergreen), avendo sino ad oggi la stessa agevolato e consentito la ricollocazione ad oggi di oltre 200 lavoratori con competenze di alto livello in materia portuale presso la San Cataldo Container Terminal, la società veicolo attraverso la quale il terminalista turco Yilport ha ottenuto in concessione il Molo Polisettoriale nel 2019. E che ad oggi non ha ancora realizzato il piano industriale di rilancio che ci si attendeva nel traffico merci dello scalo ionico. Centinaia di lavoratori, di famiglie, che da anni attendono la possibilità di tornare a lavorare, ritrovando così dignità e sicurezza economica per le loro famiglie. L’ennesima, enorme vertenza sul lavoro per Taranto e la sua provincia, in perenne crisi economica e sociale, ed alla disperata ricerca di una soluzione definitiva e positiva che si continua a rinviare. Perché quella che servirebbe è una soluzione di sistema strutturale, che superi definitivamente la precarietà di continue proroghe e la spasmodica caccia al tesoro di risorse economiche da parte di ogni singolo governo. Servirebbe una vera politica industriale, lungimirante, oculata, seria. Servirebbe la politica, appunto. Quella ragionata, competente, silenziosa, operosa. Non quella che da tanti anni non fa altro che urlare slogan vuoti e inutili, che non fa altro che perdere occasioni, progetti, risorse e opportunità. Servirebbe una visione nuova, localistica e globale al tempo stesso. Servirebbero tante cose che al momento sembrano soltanto una lontana chimera.

(leggi tutti gli articoli sul porto di Taranto https://www.corriereditaranto.it/?s=porto+&submit=Go)

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