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Roma, 22 aprile 2024 – Arriva domani in Consiglio dei ministri la revisione del regime delle imposte sui redditi Irpef e Ires per lavoratori dipendenti, autonomi, agrari e d’impresa. Ma bisognerà attendere la versione finale del decreto legislativo, il tredicesimo provvedimento attuativo della delega fiscale, per vedere se nel pacchetto sarà confermato, tra le altre novità, un incremento fino a 80 euro nelle tredicesime di quest’anno del bonus per i dipendenti con meno di 15mila euro di reddito. Così come l’imposta secca e agevolata del 10 per cento sui premi di risultato. A frenare sulle indiscrezioni è il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo: “Il provvedimento è oggetto di revisione da parte degli uffici competenti. Stiamo lavorando per mettere a punto un decreto che sia compatibile con le esigenze dei contribuenti e al tempo stesso rispettoso degli equilibri di finanza pubblica”.

A preoccupare il governo, del resto, sono i conti pubblici e la possibilità di trovare una quadra fra lo scenario rappresentato nel Def e le misure su cui punta il governo. A partire dalla conferma del taglio del cuneo fiscale, fino all’Irpef a tre aliquote e al fabbisogno della sanità. Non basta. A far piovere una tegola sulle stime – quel 7,2% di deficit 2023 conteggiato nel Def – è una fila di audizioni parlamentari sul Documento di economia e finanza. Sergio Nicoletti Altimari, capo Dipartimento economia e statistica di Bankitalia, di fronte all’intenzione del governo di prorogare il taglio del cuneo fiscale avverte che “un’ulteriore proroga di natura temporanea degli sgravi contributivi accrescerebbe l’incertezza sull’evoluzione futura dei conti pubblici”. Senza contare la necessità di investire nella sanità, per la quale la Corte dei Conti giudica gli stanziamenti “non in grado” di evitare il decadimento dei servizi offerti.

È proprio il superamento “non temporaneo” della soglia del 3% nel rapporto deficit-Pil, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, a rendere “molto probabile” l’avvio di una procedura per disavanzo eccessivo da parte dell’Ue nei confronti dell’Italia. È in questo contesto che approda in Consiglio dei ministri il pacchetto di revisione fiscale dell’Irpef e dell’Ires. In primo piano, per i lavoratori con reddito fino a 15mila euro, è in arrivo nella tredicesima un incremento fino a 80 euro del bonus già previsto per questi redditi. La misura riguarda il 2024, “nelle more dell’introduzione strutturale di un regime fiscale sostitutivo per i redditi di lavoro dipendente riferibili alle tredicesime mensilità”. L’ammontare dell’incremento verrà definito con un decreto del Mef, da adottare entro il 15 novembre 2024, sulla base delle maggiori entrate derivanti dal concordato preventivo biennale per le partite Iva.

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A scorrere la bozza si osserva che per i lavoratori dipendenti dovrebbe esserci il ritorno nel 2025 della tassazione al 10% sui premi di risultato, che quest’anno – come già nel 2023 – beneficiano di un’aliquota ridotta al 5%. Il provvedimento dovrebbe stabilire, per i premi e le somme erogate dal primo gennaio 2025, un’imposta sostitutiva pari al 10%, entro il limite di importo complessivo di 3.000 euro lordi. Lo stesso regime dovrebbe essere applicato alle somme erogate sotto forma di partecipazione agli utili dell’impresa.

Novità in arrivo anche per il reddito agrario, le cui attività non verrebbero più considerate “nei limiti della potenzialità del terreno”. Questo inciso dovrebbe infatti essere soppresso dalla definizione del Testo unico delle imposte sui redditi. Per i redditi da lavoro autonomi, l’intervento dovrebbe spaziare dalla determinazione del reddito alle plusvalenze, rimborsi, minusvalenze e spese, fino alla neutralità fiscale delle operazioni di riorganizzazione degli studi professionali. Sui redditi diversi, la revisione dovrebbe interessare le plusvalenze delle aree edificabili ricevute in donazione. Sui redditi d’impresa, infine, dovrebbero arrivare anche modifiche sulle operazioni straordinarie e sulla disciplina della liquidazione.

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