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diGiampiero Rossi

I risultati del fondo Diamo Lavoro che offre corsi di formazione e tirocini grazie al coordinamento di Caritas Ambrosiana: il 46 per cento delle persone coinvolte è stata assunta dalle aziende 

«In un sistema in cui il criterio di funzionamento delle aziende resta troppo sbilanciato sulla redditività, sul guadagno, sull’accumulo di ricchezza, e quindi ignora le condizioni dei lavoratori, il fondo «Diamo Lavoro» è un piccolo contributo, un segno di protesta contro questo sistema che favorisce i privilegiati e mortifica gli svantaggiati. E noi confidiamo che un po’ alla volta, azienda per azienda, si possa assistere al ripensamento dei criteri di funzionamento». L’arcivescovo Mario Delpini è piuttosto netto nell’affrontare i nodi etici del mondo economico e del lavoro, al punto da evocare il concetto di «protesta». L’occasione è la presentazione del bilancio del fondo di sostegno ai disoccupati e alle persone in difficoltà economiche, nato da un’idea del cardinale Dionigi Tettamanzi, sviluppato dai suoi successori, coordinato dalla Caritas Ambrosiana e gestito attraverso il servizio Siloe e la Fondazione San Carlo come un autentico strumento di politica attiva del lavoro.

In sette anni, nelle sette zone pastorali della diocesi, sono state offerte occasioni di formazione professionale e tirocini in aziende a 1.332 persone che erano rimaste senza lavoro, favorendo l’assunzione di 567 di loro (il 46% di chi ha concluso il percorso formativo in azienda, mentre 103 tirocini sono in corso), grazie a un investimento di 4,65 milioni di euro, raccolti tra migliaia di donatori e utilizzati per coprire i costi. Tra le persone riaccompagnate al lavoro dal Fondo, il 53% sono state donne e il 47% uomini, il 44% stranieri e il 56% italiani, il 15% under 24, il 29% tra 25 e 34 anni, il 20% e 21%, rispettivamente, tra 35 e 44 e tra 45 e 54 anni, il 15 over 55. I percorsi di tirocinio si sono svolti per il 14,8% in aziende di servizi alle imprese (soprattutto pulizie), per il 14,4% nella ristorazione, per il 13,9% nel commercio e per il 9,9% nell’istruzione, grazie alla collaborazione di 1.849 aziende.

«Il fondo Diamo Lavoro ha la finalità di rendere consapevoli coloro che non hanno lavoro che possono avere stima di sé e riprendere un cammino di dignità – sottolinea Delpini –. L’inserimento nel mondo del lavoro non è finalizzato soltanto a un reddito per il benessere materiale ma anche perché ciascuno senta di avere talenti da sviluppare e competenze che può offrire e che ha diritto a sentirsi importante per questa società e quindi che ha una dignità di cui può essere fiero e sereno. Perché tante difficoltà a mantenere o a cercare il lavoro, anche tra i giovani, sono dovute a una scarsa stima di sé, a non sentirsi utili alla società. E il Fondo non è che affronta i problemi, ma incontra le persone per offrire a ognuno delle buone ragioni per avere stima di sé e per sentirsi importante per l’ambiente in cui vive». L’arcivescovo la definisce «una storia minore», cioè che «racconta di gesti minimi, personali, una storia che ciascuno può scrivere, facendosi avanti e dichiarando: “Non posso risolvere i problemi del mondo. Ma una mano posso darla. Eccomi. Ecco la mia offerta. Ecco un posto di lavoro”».

Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, evidenzi la parabola storica delle iniziative diocesane a sostegno di persone e famiglie in difficoltà a causa della perdita o della mancanza di lavoro. Dal 2009 al 2016, articolato in due fasi, il fondo Famiglia Lavoro ha consentito di fronteggiare gli effetti delle successive crisi economiche, erogando 11 milioni di euro di aiuti (inizialmente sotto forma di contributi a fondo perduto, poi anche sotto forma di microcrediti e sostegni alla riqualificazione professionale), grazie ai quali sono state sostenute 10.700 famiglie. Quindi, dal 2017, il fondo Diamo Lavoro ha comportato, come detto, un’evoluzione degli sforzi e degli strumenti diocesani, nella direzione dei reinserimenti lavorativi tramite tirocini, essendo però affiancato (nel periodo 2020-2023) da un ulteriore strumento, il fondo San Giuseppe, avviato per dare sostegno a chi si trovava in difficoltà a causa della crisi economica innescata dal Covid e capace di erogare contributi a fondo perduto per 7,42 milioni di euro a 3.433 famiglie. Nel complesso, in 15 anni l’impegno della diocesi ha consentito di aiutare oltre 15 mila persone senza lavoro e loro famigliari (su un totale di oltre 19 domande ricevute), grazie all’impiego di quasi 33,5 milioni di euro (sui 34,5 raccolti).

«La diocesi ha avuto il coraggio di un investimento importante, finalizzato a ribadire la centralità del lavoro per la dignità di ogni uomo e la coesione sociale del territoriocommenta Gualzetti . Tale investimento è stato fatto evolvere da un approccio erogativo e assistenziale a un’impostazione formativa e promozionale. Il sistema che alimenta il fondo Diamo Lavoro è oggi capillarmente radicato nel territorio diocesano. Ascolto, selezione e invio dei candidati avvengono a cura di 360 volontari attivi in 75 Distretti del Fondo, i quali indirizzano al Siloe le persone di cui, in molti casi, i Centri d’ascolto Caritas seguono l’accompagnamento sociale anche sotto altri profili, secondo una logica di presa in carico integrale delle persone in difficoltà. Puntiamo ad attivare coloro che si rivolgono ai nostri centri: l’immissione diretta nei tirocini risponde a questa logica. Ci riusciamo grazie alla generosa disponibilità e alla diffusione delle aziende nostre partner, senza le quali non potremmo sviluppare tante opportunità di ingresso o reingresso nel mercato del lavoro. Le aziende, d’altro canto, in tempi di non sempre agevole ricerca di manodopera, godono del beneficio di impiegare tirocinanti il cui costo è coperto dal Fondo, e supportati dalla rete Caritas: la validità di questa impostazione è testimoniata dall’alto tasso di assunzioni che si registra alla fine dei periodi di tirocinio»

Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo, uno dei maggiori donatori, aggiunge: «Il lavoro è un aspetto fondamentale della vita di una persona. Per il suo sostentamento economico e per le sue dignità, realizzazione e inclusione. È significativo che siano enti non profit ad attivarsi su questo fronte, grazie allo sprone della diocesi e dell’arcivescovo Mario Delpini. Siamo al fianco di questa iniziativa perché coglie un bisogno fondamentale. Per affrontare problemi di questa rilevanza, dobbiamo stringere un patto tra il non profit, le aziende e gli enti pubblici. Il problema va affrontato facendo fronte comune, sia che riguardi i giovani che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro, sia che riguardi che gli adulti che ne sono stati espulsi».

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5 aprile 2024

 

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