Spesso si leggono articoli piuttosto surreali che celebrano trionfalmente una presunta ripresa economica della Cina, dopo il rallentamento di questi anni. Non c’è nulla di più falso perché la crisi economica cinese perdura, anzi peggiora. Lo dimostra la situazione delle banche che stanno addirittura tagliando gli stipendi ai loro dipendenti. La verità è che a partire dalla fine dello scorso anno fino a oggi, i principali dodici istituti cinesi stanno apportando tagli salariali ai loro impiegati, oltre a esigere la restituzione dei premi concessi ai manager. Esattamente, non meno di dieci istituti di credito controllati dallo Stato hanno chiesto la restituzione dei bonus, insieme a un taglio lineare degli emolumenti. La Bohai Bank, per esempio, ha imposto il taglio salariale più grande, pari all’11,8%, portando lo stipendio medio annuo a 438.000 yuan (60.621 dollari) per dipendente. E l’Industrial Bank, banca commerciale con sede a Fuzhou, provincia del Fujian, ha registrato un taglio del 3,3%, mentre la China Everbright Bank ha chiesto e ottenuto un taglio del 3%. Inoltre, la China Merchants Bank ha ordinato a 4.415 dipendenti di restituire un totale di 43,3 milioni di yuan. Tutto questo ha un motivo preciso: Industrial and Commercial Bank of China, la maggiore banca cinese, Bank of China, China Construction Bank e Agricultural Bank of China hanno riferito che il totale dei loro prestiti in sofferenza ha raggiunto 1.230 miliardi di yuan (157 miliardi di euro) nel 2023, in aumento del 10,4% rispetto a 1.117 miliardi di yuan (143 miliardi di euro) nel 2022. E i crediti inesigibili dei gruppi immobiliari sono saliti a 183,9 miliardi di yuan (23,5 miliardi di euro) nel 2023, da 180,1 miliardi di yuan (23 miliardi di euro) nel 2022, con due banche su quattro che hanno segnalato aumenti rispettivamente del 43,31% e 1,25%. I dati che ho citato si possono leggere su qualsiasi giornale di economia, e non sono affatto un mistero. Ciò spiega perché tutti gli investitori stranieri stanno scappando dalla Cina a gambe levate.
Cristiano Martorella
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